Da una parte la difesa d’ufficio del decreto salva Fondazione Milano-Cortina – varato dal governo Meloni e impugnato due giorni fa dal Gip di Milano davanti alla Consulta, perché ritenuto incostituzionale – da parte del sindaco Beppe Sala. Dall’altra le rivelazioni sull’inchiesta – bloccata proprio da quel decreto – che raccontano di appalti turbati da dirigenti della Fondazione, a favore della società di consulenza Deloitte (la società non è indagata). È il sunto della giornata – abbastanza incredibile – di ieri a Milano.
Sala: “Il ricorso non influirà sui giochi”
Il ricorso alla Consulta “così ravvicinato fa pensare che sarà una questione che probabilmente andrà dopo le Olimpiadi, d’altro canto io l’ho già vissuta con Expo, quindi è possibile che verrà trascinata nei tempi”, ha detto Sala. “Il governo assicura di aver fatto tutta la sua parte, aspettiamo il giudizio. I tempi così stretti mi fanno pensare che tutto non si risolverà per febbraio, conoscendo i tempi della giustizia italiana”.
Per il sindaco è “difficile” giudicare, “perché lì la questione deriva dall’interpretazione degli atti del governo. Io non posso, però, che credere che gli atti del governo siano stati fatti nel rispetto delle regole e con estrema coscienza – afferma -. Quindi, da questo punto di vista, non posso che stare con le norme stabilite dal governo”. Il sindaco ha poi concluso assicurando che i lavori per le opere olimpiche vanno “bene” e circa l’arena di Santa Giulia ha detto che “non ci sono più problemi sugli extracosti”. Il riferimento è ai circa 60 milioni pretesi dai privati e sborsati dallo Stato…
Ecco cosa dicono le carte degli appalti olimpici
Ma, mentre Sala tranquillizzava, dalle carte dell’inchiesta si apprendeva che Deloitte Consulting srl S.B. si sarebbe aggiudicata nel 2023 “la gara denominata ‘Digital Platform and Services'” per i servizi digitali delle Olimpiadi invernali grazie alle “informazioni preferenziali ricevute” da un dirigente della Fondazione Milano-Cortina 2026.
Lo scrive, sulla base degli atti delle indagini della Procura tra cui una testimonianza, la gip di Milano Patrizia Nobile, la stessa che aveva inviato alla Consulta le carte ravvisando profili di incostituzionalità nel decreto con cui il ha qualificato la Fondazione come ente privato, bloccando di fatto l’inchiesta in corso per turbativa d’asta e corruzione su due capitoli degli affidamenti per i servizi digitali.
Così Deloitte fu informata delle altre offerte
Negli atti si legge che Claudio Colmegna, manager di Deloitte, indagato e ascoltato nel maggio 2024 dai pm Cajani e Gobbis, ha messo a verbale che fu Daniele Corvasce, dirigente della Fondazione, a “comunicargli – riassume il giudice – l’entità economica della miglior offerta presentata da un altro competitor, allo scopo di consentirgli di adeguare la propria”, ossia di Deloitte. Il manager ha raccontato che “a novembre del 2023 la Fondazione Mi-Co dopo aver ricevuto la seconda proposta economica e tecnica ci ha comunicato che un nostro competitor aveva offerto (…) un servizio paragonabile a quello offerto da Deloitte ad un prezzo complessivo di 2 milioni e 250mila euro“. In quell’occasione Corvasce, ha aggiunto, “convocò Onorato (altro manager Deloitte indagato, ndr) e me comunicandoci” che c’era stata quell’offerta.
A quel punto la società del gruppo delle consulenze avrebbe abbassato “il prezzo complessivo della propria offerta a 2 milioni 140mila euro, ovvero con un ribasso – si legge nel verbale – di 110mila euro rispetto” all’altra offerta. Colmegna avrebbe ottenuto quelle “informazioni preferenziali”, spiega la giudice, da Corvasce “d’intesa con Moretti”, altro dirigente della Fondazione indagato.
Offerta concordata
Così a Deloitte fu affidato quel “servizio svolto sino a quel momento dal precedente fornitore (Quibyt di Tomassini)”, al centro del primo capitolo dell’inchiesta, nel quale è indagato anche l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari. Facendo “leva su un inesistente diritto di esclusiva”, si legge ancora, “Deloitte è stata posta nelle condizioni di presentare un’offerta migliore, concordata con esponenti di Fondazione”. Agli atti anche mail, documenti e intercettazioni sul punto.
Dopo l’aggiudicazione dei servizi, tra l’altro, dalle indagini “non risulta essere stato formalizzato”, almeno alla data del 21 maggio 2024 -quando i pm chiesero l’archiviazione, evidenziando al gip il tema del decreto del governo e non potendo andare avanti nell’inchiesta – “alcun contratto”. Sono state “rinvenute solo bozze”. Negli atti anche la ricostruzione, effettuata dalla Procura nelle indagini, dei “rapporti economici” della Fondazione “con plurime entità del network Deloitte”, tra cui “entrate generate dalla cessione dei diritti di ‘sponsorizzazione’, che permettono la commercializzazione degli emblemi olimpici”.
Nelle carte, già nel maggio 2024, era emersa la vicenda Deloitte (la società non è indagata) e si parlava pure del cosiddetto contratto “Pisa”, ossia “Particularised Service Agreement“, per circa 176 milioni di dollari che avrebbe provocato, segnalava in un’annotazione la Gdf, “un ingente stato debitorio in capo a Fondazione”.