L’indagine per abuso di ufficio che ha raggiunto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è soltanto una delle nuove tessere che compongono il puzzle complesso delle inchieste che hanno riguardato negli ultimi anni i governatori. Basti questo: soltanto negli ultimi mesi è arrivato a tre il numero dei presidenti coinvolti in inchieste: oltre a Attilio Fontana, figurano infatti nel mirino della magistratura anche la presidente dell’Umbria Catiuscia Marini e il suo omologo della Calabria Mario Oliverio.
Entrando nel novero delle accuse, quella che riguarda il governatore della Lombardia Attilio Fontana attiene il reato di abuso di ufficio nella maxi inchiesta della Dda di Milano per la nomina del suo “socio di studio” Luca Marsico per un incarico in Regione Lombardia. Passando all’Umbria, Catiuscia Marini, che si è dimessa dal suo incarico il 16 aprile scorso, è accusata di concorso per abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e falsità per le tracce della prova scritta e pratica che – secondo la procura perugina – sarebbero state fornite in anticipo a una candidata nel concorso per assistenti amministrativi riservato alle cosiddette categorie protette.
C’è da dire che la presidente ha da subito rivendicato la correttezza del proprio comportamento, spiegando di essersi dimessa per “ragioni di opportunità politica” e nulla più. La bufera giudiziaria che ha investito, tra gli altri, il governatore della Calabria Mario Oliverio, riguarderebbe invece la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata a “commettere una serie di delitti contro la Pubblica amministrazione”. Sempre Oliverio sarebbe inoltre il referente politico-istituzionale dei partecipanti a questa associazione, nonché degli amministratori pubblici e degli imprenditori in relazione a procedure di gare pubbliche bandire dalla Regione.
Tra gli interessati da indagini della magistratura figurano, pochi mesi fa, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (finanziamento illecito), il governatore della Toscana Nicola Rossi, che nel novembre 2013 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Massa con l’accusa di falso ideologico (per il quale poi nel novembre 2016 la stessa Procura della Repubblica di Massa ha chiesto l’archiviazione), il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, indagato per peculato nel settembre 2014 nell’ambito dell’inchiesta sul capitolo “spese pazze” dei consiglieri regionali (situazione poi archiviata a febbraio 2015).
Ma non è tutto. Nel recente passato gli scranni dei governatori di regioni sono stati interessati più volte da inchieste della magistratura, come ad esempio, Roberto Formigoni (Lombardia), coinvolto in un caso di corruzione aggravata per la vicenda della Fondazione Maugeri, condannato in via definitiva poche settimane fa e ora in carcere a San Vittore. Ma le inchieste hanno riguardato anche la Regione Piemonte, guidata da Roberto Cota, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e quello della Calabria, Giuseppe Scopelliti (che ha dovuto lasciare il suo posto di presidente della Regione Calabria). La vicenda delle “spese pazze” e il caso Fiorito portarono indirettamente alle dimissioni della presidente della Regione Lazio Renata Polverini. A quanto pare, insomma, è cambiato ben poco rispetto al passato.