Nuova ondata di casi in Europa. C’è chi ci imita sul Green Pass. Sofia adotta il certificato verde. E dopo la Gran Bretagna preoccupa l’aumento dei casi in Germania

Anche la Bulgaria adotta il Green Pass. E dopo la Gran Bretagna preoccupa l'aumento dei casi di contagio da Coronavirus in Germania.

Nuova ondata di casi in Europa. C’è chi ci imita sul Green Pass. Sofia adotta il certificato verde. E dopo la Gran Bretagna preoccupa l’aumento dei casi in Germania

Il virus che ha tenuto sotto scacco il mondo intero per oltre un anno, torna a spaventare l’Europa. Non tanto in Italia che, tra obbligo di Green Pass e vaccinazioni ha tenuto la situazione sotto controllo, quanto i Paesi dell’Est dopo l’impressionante impennata della Gran Bretagna di Boris Johnson.

È il caso della Bulgaria, dove giovedì scorso, è entrato in vigore l’obbligo della certificazione verde per accedere a tutti i locali al chiuso, a eccezione di farmacie, banche e alimentari: la non ottemperanza comporterà multe per clienti e commercianti. È l’estremo tentativo del ministro della Salute, Stoicho Katsarov, di dare una spinta alla campagna vaccinale che non solo arranca ma sembra non aver mai ingranato la marcia giusta.

A dirlo sono i numeri: 20,4 per cento di immunizzati con doppia dose, contro il 63,5 per cento della media Ue. L’obiettivo è arrestare l’impennata dei contagi, la cui media mobile a sette giorni ha superato i quattromila casi su sette milioni di abitanti, 23.033 nella sola giornata di domenica. Nell’ultima settimana sono stati 802 i morti, il record da aprile, di cui 58 solo sabato.

“Se la tendenza non si invertirà in 10-15 giorni – ha avvertito Katsarov – si rischia di esaurire la capacità sanitaria del Paese ed essere costretti ad inviare i malati all’estero”. Uno scenario davvero drammatico che comporterebbe anche il ritorno al lockdonwn totale. Ma la Bulgaria non è la sola ad indossare la maglia nera delle vaccinazioni. Il penultimo paese europeo per somministrazioni di vaccini contro il Covid 19 è la Romania.

Solo il 29,4 per cento ha effettuato la doppia dose. Ed è anche il motivo per cui ci sono in atto misure restrittive molto rigide, come la chiusura degli istituti scolastici per una settimana e l’estensione dell’obbligo del Geen pass ad una serie di attività non previste in precedenza, tra cui l’ingresso nei negozi, esclusi alimentari e farmacie. La mascherina diventa obbligatoria ovunque, sia al chiuso che all’aperto, e torna il coprifuoco notturno a partire dalle 22, con la chiusura di bar e ristoranti fissata alle 21.

Le nuove misure resteranno in vigore per trenta giorni. Negli ospedali i duemila posti letto di terapia intensiva sono tutti occupati e i primi cinquanta pazienti critici sono stati trasferiti in Ungheria e Polonia. Proprio quest’ultimo Paese non nasconde la grande preoccupazione legata alla nuova ondata. Per il momento non è previsto un nuovo lockdown, ma si pensa a misure più rigide nel caso in cui verranno superati i settemila contagi al giorno.

DALLA BULGARIA A BERLINO. Ma anche la Germania non se la passa bene. Si guarda a nuove misure per fermare il crescente incremento di nuovi casi. Il prestigioso Robert-Koch-Institut ha segnalato un aumento dell’incidenza settimanale a 110,1 casi su 100mila abitanti, un’impennata di oltre 30 punti in una settimana: in Italia, per fare un paragone, l’incidenza è a 34 casi. La media mobile dei nuovi contagi, invece, è di oltre 13mila al giorno. Un’impennata spaventosa.

Il ministro della Salute uscente Jens Spahn (Cdu) ha affermato che i numeri delle vaccinazioni, il 78,7 per cento degli over 18 hanno completato il ciclo, consentono di non prorogare lo stato di emergenza sanitaria, facendolo scadere il 25 novembre: una posizione non condivisa da tutti. L’incidenza a sette giorni degli ospedalizzati – rassicura ancora il ministero – resta sotto i tre casi ogni 100mila abitanti, ma il governo conferma le prime segnalazioni del rinvio di interventi chirurgici a causa della pandemia.