Ora che è un blogger, Carlo De Benedetti si scaglia contro i contributi all’editoria e fa il tifo per il web

“Siamo un Paese a pezzi e non si possono più sprecare soldi pubblici nell’editoria”. Così Carlo De Benedetti, editore del gruppo l’Espresso, parlando di editoria digitale all’Internet Festival di Pisa, chiede lo stop del finanziamento pubblico ai giornali. “Conosco cooperative che vendono 5 mila copie e ricevono contributi di 3 milioni di euro dallo Stato. Questo è sbagliato. Noi non riceviamo un soldo e sarebbe giusto che fosse così anche per gli altri. I partiti devono pagarsi i propri giornali e le cooperative dovrebbero riuscire a stare sul mercato”. Continuare a parlare di contributi statali è – secondo De Benedetti – una battaglia di retroguardia: in Italia ci sono già le leggi che disciplinano le concentrazioni editoriali e non
esiste un problema di pluralismo”. L’editore pensa anche che web e carta non siano alternativi: “E’il mercato a fare la differenza: per chi, come nel caso di Repubblica.it, il sito più visitato in Italia, ha numeri importanti non c’e’ un problema di reperimento pubblicitario”. Semmai occorre ragionare su ampia scala sui nuovi media per “non penalizzare gli editori che producono contenuti giornalistici”.
“Nell’universo digitale – spiega De Benedetti – l’informazione, come la musica e l’intrattenimento, viene considerata da molti una commodity a basso o nessun prezzo. Mentre restano altissimi i costi a carico di chi quell’informazione la confeziona giorno dopo giorno. La questione del finanziamento dell’informazione è centrale. Stanno esplodendo i ricavi di motori di ricerca, aggregatori, social network che usano i prodotti del lavoro giornalistico altrui per attrarre utenti che vengono immediatamente valorizzati grazie alla distribuzione di pubblicità in modo mirato, come fa Google che raccoglie in Italia circa 800 milioni di euro ogni anno, oppure per mettere in contatto fra di loro centinaia di migliaia di persone come fa Facebook. Per non squilibrare in misura non recuperabile la situazione, bisogna intervenire rapidamente con norme che ridistribuiscano le risorse correttamente rispetto agli investimenti per la costruzione dei contenuti”.
L’editore ha debuttato come blogger sull’Huffington Post: “Il digitale non è solo un nuovo mezzo che sta sostituendo in parte o in toto altri mezzi (carta, tv eccetera): è un universo che vive secondo leggi tanto diverse dal passato quanto la fisica moderna è diversa da quella di Galileo e Newton”.