Le destre appese a un cavillo: nuovo stop al salario minimo contro la piaga delle paghe da fame

Il Pd spinge l’esame della legge sui redditi dignitosi. Ma Rizzetto dice no perché c’è un’analoga proposta al Senato

Le destre appese a un cavillo: nuovo stop al salario minimo contro la piaga delle paghe da fame

Tra il Pd e il presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia, c’è di mezzo l’articolo 78 del Regolamento della Camera. Ma andiamo con ordine. Stiamo parlando di salario minimo. Il Pd ieri ha protestato con forza perché la maggioranza non ha alcuna intenzione di calendarizzare a Montecitorio la proposta di iniziativa popolare per introdurre una soglia minima oraria legale di 9 euro per le retribuzioni.

“La destra continua a dire no al Salario minimo e blocca ancora una volta in Aula la discussione della nostra proposta. E’ assurdo e noi non ci fermeremo. La Germania ha deciso che il Salario minimo salirà a 14.60 euro. La Spagna l’ha aumentato del 50 per cento. In Europa ci sono ventidue Stati su ventisette che hanno una legislazione in materia. Ma nell’Italia di Giorgia Meloni 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano. E lei finge di non vederli, e si para dietro i regolamenti del Parlamento”, ha affermato la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Rizzetto di FdI blocca il salario minimo alla Camera con un codicillo del regolamento di Montecitorio

“Tecnicamente non si può calendarizzare una proposta alla Camera quando una proposta sullo stesso tema si sta discutendo al Senato. A Palazzo Madama infatti si sta votando sulla delega al governo in materia di retribuzione equa per i lavoratori. E’ prassi regolamentare…”. replica Rizzetto.

Che si appella anche all’articolo 78, appunto, del regolamento di Montecitorio. Articolo secondo cui quando una Commissione ha all’ordine del giorno un progetto di legge avente lo stesso oggetto o strettamente connesso a un progetto già presentato al Senato, il Presidente della Camera deve informare il Presidente di Palazzo Madama per favorire eventuali intese, al fine di coordinare l’azione legislativa tra le due Camere, evitando sovrapposizioni e cortocircuiti e favorendo un esame congiunto dei progetti di legge.

Al Senato giace la delega sull’equa retribuzione che ha affossato la proposta delle opposizioni sul salario minimo

Al Senato infatti è in corso l’esame della proposta di delega al Governo in materia di retribuzione equa. La legge delega è stata assegnata da mesi alla commissione Lavoro di Palazzo Madama nel testo approvato alla Camera nel dicembre 2023. Quello per intenderci che ha interamente sostituito la proposta di legge delle opposizioni per cercare di introdurre il salario minimo a 9 euro, affossandola definitivamente.

Ma le opposizioni non mollano e spingono sulla maggioranza per l’esame di quella delega

Ma le opposizioni non mollano e spingono sulla maggioranza per l’esame di quella delega perché non finisca su un binario morto. L’11 giugno i gruppi di M5S, Pd, Avs e Azione hanno presentato, infatti, due emendamenti a quella legge delega per riproporre la proposta unitaria sul salario a prima firma del presidente del M5S, Giuseppe Conte.

Gli emendamenti di M5S, Pd, Avs e Azione per riproporre la proposta a prima firma Conte

“Checché ne dicano Giorgia Meloni e i suoi ventriloqui, in Italia c’è un’emergenza salari che non si risolve con la sterile propaganda. Ecco perché al Senato prosegue la nostra battaglia per l’introduzione del salario minimo. Poc’anzi in 10a commissione sono stati depositati due emendamenti, che portano la mia firma e quella dei colleghi di Pd, Avs e Azione. Emendamenti con cui chiediamo di cancellare dal provvedimento in discussione l’inutile delega in bianco al Governo che, con un colpo di mano, la maggioranza ha introdotto alla Camera e riproponiamo il testo della pdl unitaria a prima firma del presidente Giuseppe Conte”, ha spiegato il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli, presentando i due emendamenti.

“Fissare un salario minimo per legge è un tema su cui abbiamo dalla nostra parte la maggioranza degli italiani. Fra di loro ci sono anche molti cittadini che nel 2022 hanno votato FdI, Lega o FI credendo alle loro promesse da campagna elettorale, tutte puntualmente tradite. Vedremo se, davanti a un crollo del potere d’acquisto senza precedenti e a un Paese che ha tra i salari più bassi d’Europa, Meloni&Co. ritroveranno un briciolo di senno. Cara Giorgia, non è mai troppo tardi”, ha concluso il senatore pentastellato.