Ora rischia di sfuggirci anche la Concordia

di Antonello Di Lella

Quella carcassa è diventato un vero e proprio affare. E a quanto pare rischiamo anche di farcelo soffiare sotto al naso. Stiamo parlando della Costa Concordia. Lo smaltimento dei resti della nave naufragata all’isola del Giglio il 13 gennaio del 2012 vale 600 milioni di euro. E in ballo ci sono 12 porti e le aziende di 6 nazioni che hanno manifestato interesse a smantellare la Concordia. E chi ieri si aspettava rassicurazioni dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando riguardo al porto designato per lo smaltimento della nave è rimasto ampiamente deluso. Ancora nessuna decisione per la nave che dovrebbe essere rimossa dal Giglio entro il mese di giugno, stando a quanto riferito dal capo della Protezione Civile Franco Gabrielli. Ma il condizionale è d’obbligo. La decisione sul porto “fortunato”, invece, dovrebbe arrivare entro marzo.

Piombino a rischio
Anche Francia, Regno Unito, Norvegia, Turchia e persino la Cina hanno fiutato il business. Per il Belpaese invece sono Piombino, Genova, Palermo e Civitavecchia i porti che potrebbero accogliere il relitto. La scelta finale spetta a Costa Corciere che terrà in considerazione la struttura portuale dal momento che la nave è lunga 300 metri e larga 62 e ha una necessità d’immersione di quasi 20 metri. Dimensioni che mettono in crisi il porto sulla carta favorito che era quello toscano di Piombino, il più vicino al luogo della tragedia, ma dove i lavori di adeguamento che dovevano essere eseguiti sono praticamente fermi.

Partita aperta
A questo punto appaiono anche abbastanza scontate le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Orlando: “Il governo preferirebbe una destinazione nazionale”. E meno male verrebbe da dire. La crisi che sta toccando tutti i settori interessa anche la cantieristica navale e tutelare il made in Italy in questa occasione sembrerebbe il minimo. La partita però resta aperta. Mentre gli operatori turistici sperano che almeno i tempi indicati ieri in conferenza stampa vengano rispettati in maniera tale da non creare disagi per la stagione estiva. Perché se può essere vero che la carcassa ha dato il via a una sorta di turismo macabro sull’isola, dall’altra c’è chi vorrebbe tornare a valorizzare l’isola per il suo mare.