Dis-Ordine dei commercialisti. Pasticcio Cartabia sui commissari. Il Consiglio nazionale è scaduto da nove mesi. La ministra ci mette una toppa, ma è peggio del buco

Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei commercialisti è scaduto da nove mesi. La ministra ci mette una toppa, ma è peggio del buco.

Dis-Ordine dei commercialisti. Pasticcio Cartabia sui commissari. Il Consiglio nazionale è scaduto da nove mesi. La ministra ci mette una toppa, ma è peggio del buco

Non c’è pace per i commercialisti. Tra contestazioni sul regolamento elettorale e problemi per i provvedimenti presi dal Consiglio nazionale andato avanti oltre la scadenza naturale, quasi 71mila professionisti in Italia non riescono a votare i loro nuovi rappresentanti e la pezza messa a fine novembre dal ministro della giustizia Marta Cartabia sembra peggiore del buco, con due commissari in odore di incompatibilità e un provvedimento per tornare alle urne che rischia di creare il caos per via dei tempi stretti e di un contenzioso ancora aperto davanti ai giudici amministrativi.

IL QUADRO. Arrivato 9 mesi fa alla fine del proprio mandato, il Consiglio nazionale dei commercialisti ha cercato di ottenere una proroga, prima con degli emendamenti ai vari decreti emergenziali e poi con il decreto Sostegni, ma invano. Dopo vari rinvii delle elezioni a causa del Covid, lo stop dato dal Tar alle nuove consultazioni, per via di un regolamento contestato sul mancato rispetto della parità di genere, ha però mandato avanti l’organo presieduto dal commercialista Massimo Miani.

A quel punto il Consiglio nazionale ha fissato le nuove elezioni, ma ecco che Felice Ruscetta, presidente dell’Ordine di Chieti e componente del Consiglio Nazionale per due volte, ha fatto richiesta al Tar di sospendere le elezioni, specificando che non ha valore una deliberazione di un organismo decaduto perché non prorogato con una norma.

Il Tribunale amministrativo ha sospeso tutto e il Consiglio nazionale ha fatto appello al Consiglio di Stato, chiamando in causa anche il Ministero della giustizia e scegliendo come legali Massimo Luciani, consulente in passato dell’ente e allo stesso tempo scelto dalla ministra della giustizia Cartabia (leggi l’articolo) per redigere una bozza di riforma del Csm, e Bernardo Giorgio Mattarella, figlio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nelle cui mani ha giurato la guardasigilli.

Palazzo Spada ha quindi dato il via libera alle elezioni, specificando però che occorre attendere un pronunciamento nel merito. A seguito di tale pronunciamento Miani e alcuni componenti del Consiglio Nazionale hanno però dato le dimissioni e, il 25 novembre scorso, la ministra Cartabia ha firmato un decreto con cui ha nominato tre commissari e fissato le elezioni per il rinnovo dell’ente al prossimo 22 febbraio. Tra i commissari nominati ce ne sono due in odore di incompatibilità. Aspetti indubbiamente di opportunità più che di diritto, ma notevoli.

La guardasigilli ha infatti nominato commissari Maria Rachele Vigani, commercialista di Bergamo, e Rosario Giorgio Costa, vice presidente dell’Ordine di Lecce, oltre che il commercialista Paolo Giugliano, di Torre Annunziata. E Vigani è anche stata nominata in precedenza dalla ministra commissario dell’Ordine di Sala Consilina, trovandosi così ora a dover relazionare su quest’ultima attività al Consiglio nazionale di cui nel frattempo è diventata commissario, mentre Costa, ex sottosegretario alla difesa ed ex senatore di Forza Italia, è anche presidente del collegio dei revisori della Fondazione nazionale commercialisti, che ha come unico socio proprio il Consiglio nazionale dei commercialisti di cui ora anche lui è commissario.

Ma come se non bastasse la guardasigilli non ha dato mandato ai commissari di indire nuove elezioni, ma di riprendere l’iter di quelle su cui dovrà pronunciarsi il Tar, con il rischio così che venga nuovamente annullato tutto. E per votare il 22 febbraio i tempi sono poi troppo stretti.

Dall’archivio: Luciani fa il bis, incarichi da controllore e controllato. Via Arenula vigila sull’Ordine dei commercialisti di cui è consulente il giurista ingaggiato pure dal ministero.