Prima un bigliettino per comunicare l’imminente accordo di pace in Medio Oriente, passato dal segretario di Stato degli Usa, Marco Rubio, al presidente americano Donald Trump. Poi, nel cuore della notte, l’atteso annuncio del tycoon sull’intesa tra Hamas e Israele che metterà fine — salvo colpi di coda imprevisti — alla guerra che da due anni sconvolge il Medio Oriente.
“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura”, è il post su Truth con cui Trump ha raccontato l’attesa notizia. Una tregua su cui veglieranno gli Stati Uniti, visto che il leader di Washington ha rivelato che “saremo coinvolti nell’aiutarli a raggiungere il successo e a mantenere la pace”, e che servirà anche a ricostruire Gaza, ridotta in macerie a causa delle operazioni di Benjamin Netanyahu, “con l’aiuto dei Paesi mediorientali che si sono offerti di partecipare ai costi”.
I dettagli dell’accordo
Dopo l’annuncio di Trump c’è stato un lungo abbraccio tra i mediatori del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti, che da mesi hanno lavorato — non senza difficoltà —; sia nella Striscia di Gaza sia in Israele i cittadini si sono riversati nelle piazze per festeggiare un accordo che sembrava quasi impossibile, a causa dell’ostinazione di Netanyahu, che ha resistito al pressing della comunità internazionale e anche a quello sottotraccia dell’alleato Trump.
Un accordo, firmato nella tarda mattinata al Cairo, che prevede la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti, entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco e dal ritiro dell’esercito dello Stato ebraico (IDF), il quale dovrà ottenere il via libera dall’esecutivo di Netanyahu. Secondo Ynet, in questa prima fase Israele manterrà il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza e, come parte del ritiro, le Forze di Difesa israeliane (IDF) lasceranno Gaza City.
Le trattative per decidere quali palestinesi verranno liberati da Israele
Contestualmente alla liberazione degli ostaggi israeliani, il governo di Tel Aviv libererà 1.950 detenuti palestinesi — 250 dei quali condannati all’ergastolo — e altre 1.700 persone arrestate dall’inizio della guerra a Gaza. È in corso la negoziazione della lista dei rilasci: non dovrebbero comparire i membri della forza d’élite Nukhba di Hamas, coinvolti nell’attacco del 7 ottobre, né i leader palestinesi Marwan Barghouti, Ahmad Saadat, Abdullah Barghouti, Ibrahim Hamed e Abbas al-Sayyed, condannati all’ergastolo, nonostante Hamas abbia più volte richiesto il loro rilascio.
Fin dall’inizio del cessate il fuoco l’accordo prevede, secondo quanto dichiarato da Hamas, il via libera di Israele all’ingresso nella Striscia di Gaza di almeno 400 camion di aiuti al giorno, numero che dovrebbe aumentare nei giorni successivi. Appena inizierà ufficialmente la prima fase del piano di pace di Trump, partiranno “immediatamente” anche le negoziazioni per la seconda fase che, secondo quanto si apprende, mira a stabilizzare l’area, a dare sostegno ai civili palestinesi e a programmare un governo della Striscia composto da persone esterne ad Hamas.
Smotrich prova a far saltare l’accordo
In attesa del via libera all’intesa da parte dell’esecutivo di Netanyahu, a provare a sabotare l’accordo ci ha pensato il ministro delle Finanze di estrema destra, Bezalel Smotrich, che ha dichiarato che il suo partito “non si unirà alle miopi celebrazioni e non voterà a favore dell’accordo”. Smotrich ha aggiunto che, a suo avviso, “dopo il ritorno in patria dei rapiti, Israele deve continuare a impegnarsi con tutte le sue forze per la vera distruzione di Hamas e la vera smilitarizzazione di Gaza, in modo che non rappresenti più una minaccia per Israele”.
Una posizione che, di fatto, non dovrebbe compromettere l’accordo perché le opposizioni hanno fatto sapere di essere disposte ad appoggiare l’intesa; tuttavia ha scatenato feroci critiche da parte dei familiari dei rapiti, che hanno gridato allo “scandalo” e hanno accusato Smotrich di mettere a rischio la vita dei loro cari.