La pace in Ucraina è un miraggio. Putin rilancia l’accordo ma poi si smentisce bombardando Kiev e dintorni

La pace in Ucraina è un miraggio. Putin rilancia l’accordo ma poi si smentisce bombardando Kiev e dintorni

La pace in Ucraina è un miraggio. Putin rilancia l’accordo ma poi si smentisce bombardando Kiev e dintorni

Da un lato, Vladimir Putin dichiara di voler negoziare la fine della guerra “senza precondizioni”, ma poi martella l’Ucraina e detta condizioni giudicate irricevibili da Kiev; dall’altro, Volodymyr Zelensky si dice aperto ai negoziati per la pace in Ucraina, ma rifiuta ogni proposta mediata dagli Stati Uniti. Davanti a questo ennesimo stallo nelle trattative, il segretario di Stato americano Marco Rubio sembra aver perso la pazienza e la speranza: “Siamo in un momento in cui entrambe le parti devono presentare proposte concrete su come porre fine a questo conflitto. Come procedere da qui in poi è una decisione che spetta ora al presidente. Se non ci saranno progressi, faremo un passo indietro come mediatori”.

Una posizione che di fatto sembra presagire un possibile disimpegno degli Stati Uniti dal conflitto, come anticipato in più occasioni dai media occidentali. Che le trattative siano ferme lo lascia intendere anche l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che in queste ore ha nuovamente cambiato idea su Putin e Zelensky, dicendosi sicuro che lo zar “mi rispetta e vuole la pace”, a differenza del leader ucraino, con cui – a suo dire – “è difficile avere a che fare”.

Trump, nel tentativo di fare pressioni sull’amministrazione di Kiev, ha poi aggiunto – in un’intervista alla rete ABC News – di credere “che Putin volesse tutta l’Ucraina” e che, se non ci è riuscito, “è grazie a me”.

La pace in Ucraina resta un miraggio

Parole subito commentate dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui “la Russia capisce che gli USA vogliono un successo rapido nei negoziati per l’Ucraina, ma le cause di fondo del conflitto sono troppo complesse per essere risolte in un giorno”, ribadendo che, in ogni caso, “il presidente Putin ha riaffermato la sua disponibilità a negoziare direttamente con gli ucraini senza alcuna precondizione”, a differenza di Zelensky che “non è disponibile al dialogo”.
Quel che è certo, secondo Peskov, è che la Russia “deve vincere e vincerà in Ucraina” per “liberare il Paese dai nazisti”.

Ma non è tutto. Da Mosca tornano a piovere accuse al presidente ucraino per la sua reazione negativa alla tregua di tre giorni, annunciata unilateralmente da Putin in occasione della celebrazione dell’80º anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale.

Ben diversa la posizione di Zelensky, che a parole continua a dirsi disponibile a trattare la pace, salvo poi ribadire – come fatto anche ieri – di aver avviato i “preparativi per i colloqui con gli Stati Uniti”, al fine di imporre “nuove misure sanzionatorie” che possano fare “pressione sulla Russia” per “piegare Mosca ad accettare un cessate il fuoco incondizionato e completo”, già rifiutato dal Cremlino, della durata minima di un mese.