Palazzo Chigi trova le risorse per disinnescare l’aumento dell’Iva e smonta la balla sovranista del Governo delle tasse. Via libera al Def. Manovra da 30 miliardi

La Manovra 2020 vale 29-30 miliardi e comprende la completa disattivazione dell’aumento dell’Iva. Oltre ad avviare il taglio delle tasse sul lavoro. La Nota di aggiornamento al Def, che ha ricevuto il via libera ieri dal Consiglio dei ministri, risolve il rebus sull’Iva. “Che non aumenterà benché non si esclude una sua rimodulazione”, conferma il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

L’OBIETTIVO. La composizione della prossima legge di Bilancio e di quelle successive – si legge – sarà improntata al rilancio della crescita e dell’occupazione, all’equità e inclusione sociale e alla sostenibilità ambientale. Si disegna così l’atteso Green New Deal orientato al contrasto ai cambiamenti climatici, alla tutela della biodiversità, alla riconversione energetica, alla promozione della rigenerazione urbana e delle smart cities. A tal fine verranno introdotti due nuovi fondi di investimento, assegnati a Stato e Enti territoriali, per un ammontare di almeno 50 miliardi su un orizzonte pluriennale.

Saranno 23 i collegati alla Manovra. Compresi la riduzione del cuneo fiscale, la revisione del superticket e anche un nuovo disegno di legge sull’Autonomia differenziata. “Negli ultimi 12 mesi le previsioni di crescita del Pil hanno subito continue revisioni al ribasso, portandosi allo 0,1 per cento nel 2019 e allo 0,6 per cento nel 2020, a fronte rispettivamente dell’1,5 per cento e dell’1,6 per cento stimati nella Nadef 2018”. Il rapporto tra deficit e Pil è del 2,2% sia nel 2019 che nel 2020. Il deficit è poi stimato in calo all’1,8% nel 2021 e all’1,4% nel 2022. “Per quanto riguarda la proiezione del rapporto debito/pil, partendo dal livello previsto per fine 2019 (135,7%) e ipotizzando proventi da dismissioni e altri introiti in conto capitale destinati al fondo di ammortamento del debito pubblico per 0,2 punti percentuali di Pil all’anno, il rapporto scenderebbe al 135,1 per cento nel 2020 e quindi al 133,6 per cento nel 2021 e al 131,4 per cento nel 2022”.

Il governo stima anche con la discesa dello spread “un minor costo del debito pubblico il prossimo anno per 6 miliardi”. Indicate poi le risorse indirizzate al taglio del cuneo fiscale. Che per il prossimo anno risultano la metà dei cinque miliardi ipotizzati nelle indiscrezioni dei giorni scorsi. “L’impegno aggiuntivo necessario alla riduzione del cuneo fiscale nel 2020 è valutato in 0,15 punti percentuali di Pil, che saliranno a 0,3 punti nel 2021”. Si tratta di circa 2,7 miliardi nel 2020 e di circa 5,4 miliardi nel 2021. La manovra sarà per metà sostenuta dalla flessibilità (14miliardi circa) e per altra metà da varie voci. Quella più imponente è quella della lotta all’evasione: 7,2 miliardi (0,4% del Pil), compresa la “diffusione di strumenti di pagamento tracciabili”, 1,8 miliardi dalla spending review (0,1% del Pil), il resto verrà da tagli ai sussidi e da altre misure fiscali.

In particolare dal taglio delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente e nuove imposte ambientali è previsto un gettito di circa 1,7-1,8 miliardi. Per incentivare i pagamenti elettronici in chiave anti evasione sono allo studio meccanismi cashback. Si è parlato di un bonus befana: restituire a inizio anno fino a 475 euro ai contribuenti che nell’esercizio precedente abbia speso fino a 2.500 euro, con carta o bancomat, per spese in alcuni settori che sono più a rischio evasione. Toccherà alla legge di Bilancio, prevista a metà mese, definire i dettagli delle risorse e delle coperture.