Par condicio, secondo AgCom la legge del 2000 è stata stravolta creando “due pesi e due misure” per gli attori politici

Par condicio, secondo AgCom la legge del 2000 è stata stravolta creando "due pesi e due misure" per gli attori politici

Par condicio, secondo AgCom la legge del 2000 è stata stravolta creando “due pesi e due misure” per gli attori politici

“Per la prima volta dalla promulgazione della legge sulla Par condicio del 2000, i due regolamenti che la attuano, quello di AgCom e quello della Commissione di Vigilanza Rai sono differenti, e non si tratta certo di una pura questione lessicale”. Lo dichiara in una nota la Commissaria Elisa Giomi di AgCom, a margine della riunione di Consiglio che ha approvato il regolamento dell’Autorità sulle elezioni europee del prossimo giugno.

La discrepanza introduce due pesi e due misure per gli attori politici che durante la campagna elettorale avranno differente trattamento nella TV pubblica e in quella privata, con evidenti ricadute sull’elettorato. Si deroga così alle previsioni di quel fondamentale presidio della nostra democrazia che è la legge n.28 del 2000, svuotandone il senso stesso”, sottolinea. Di fatto il regolamento della Vigilanza prevede che gli esponenti di Governo non abbiano limiti al tempo di parola se si tratta di ‘un’informazione sulle attività istituzionali’.

Par condicio, il parere di Agcom

“Ma rimane davvero così netta la distinzione rispetto alla comunicazione politica nel contesto della competizione elettorale?” si chiede la Commissaria, preoccupata per l’alterazione dei conteggi della par condicio che potrebbe derivare da questa ambiguità. Da docente di linguaggio televisivo rileva inoltre forti criticità anche per il regolamento Agcom, in particolare sul sistema di monitoraggio definito per tutte le emittenti televisive: “Ritengo che possa accentuare ulteriormente le disparità di trattamento e indebolire il controllo dei tempi di parola assegnati ad ogni forza politica”.

“Ad esempio di fronte ad uno squilibrio di una certa rilevanza da parte di una emittente?, Agcom le impone un ordine di riequilibrio a favore dei soggetti penalizzati, che l’emittente deve programmare entro la settimana successiva. Se l’emittente non lo fa, Agcom avvia un procedimento sanzionatorio senza però poter ripetere l’ordine di ripristino.

In questo modo lo squilibrio rimane tale, e può cumularsi a eventuali squilibri successivi. Certo, questi potranno dare luogo ad altrettante sanzioni se l’emittente non provvede a ripararli, ma al termine della campagna elettorale si saranno tradotti in cospicua visibilità in più a favore della stessa forza politica”, sottolinea.

Tante criticità

“Il principio distintivo della legge sulla par condicio, chiaramente enunciato nell’articolo 10 (comma 9), che garantisce il bilanciamento della sovra o sotto-rappresentazione di una determinata forza politica attraverso ordini di ripristino, viene così sostituito da un generico meccanismo sanzionatorio, che colpisce le emittenti inadempienti solo ad elezioni concluse e senza obbligarle alla compensazione durante la campagna elettorale. E’ come fare una multa a qualcuno che abbia trafugato un’opera d’arte senza imporgli di restituirla”.

“Inoltre la distorsione è accentuata dagli ampi margini di tolleranza sugli sforamenti dei tempi di parola. Il regolamento consente, in ipotesi, che ogni forza politica possa accedere, ogni 2 settimane, ad un tempo fino al 15% in più o in meno di quello assegnato senza che l’Autorità intervenga. Questo meccanismo, moltiplicato per tutta la durata della campagna elettorale, può arrivare a ‘regalare’ o sottrarre fino a 4 volte tanto il tempo spettante, a discapito delle altre liste concorrenti”, evidenzia. “E’ certamente corretto ponderare lo spazio di ogni forza politica in base agli ascolti della programmazione informativa, ma il riferimento alla fascia oraria rischia di annacquare gli squilibri alterando i valori finali”, prosegue.

Mai come in questa tornata elettorale la tutela del pluralismo e delle forze politiche meno consistenti saranno affidate alla professionalità e alla tensione deontologica dei nostri giornalisti e delle nostre giornaliste”, conclude.