Concessionari sponsor dei partiti. Basta finanziamenti alla politica. Sovvenzioni vietate anche da partecipate e Stati esteri. Il giro di vite nella legge proposta da Fratoianni

Finanziamenti ai partiti vietati anche da partecipate e Stati esteri. Il giro di vite nella legge proposta da Fratoianni.

Concessionari sponsor dei partiti. Basta finanziamenti alla politica. Sovvenzioni vietate anche da partecipate e Stati esteri. Il giro di vite nella legge proposta da Fratoianni

Leggi e dibattiti parlamentari non sono riusciti negli anni a cancellare le troppe zone d’ombra ancora presenti nei rapporti tra la politica e chi la mantiene. La norma approvata dal Governo di Enrico Letta, attuale segretario del Pd, che ha abolito il finanziamento pubblico, non ha reso il sistema realmente virtuoso. I rapporti, a volte indicibili, si sono inabissati, con il risultato che chi gestisce la cosa pubblica continua ad essere legato a doppio filo a chi gli garantisce le risorse per svolgere le diverse attività.

Ecco dunque, nel tentativo di eliminare relazioni occulte che troppo frequentemente influenzano negativamente la gestione del Paese, una proposta di legge presentata dal deputato e segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni (nella foto), finalizzata a vietare il finanziamento dei partiti politici da parte dei soggetti legati da rapporti di concessione o appalto con le pubbliche amministrazioni, delle società a partecipazione pubblica e degli Stati esteri.

IL QUADRO. L’elenco dei finanziatori dei diversi partiti è lungo e un modo per ricompensare chi mette mano al portafogli i politici lo hanno sempre trovato. Guardando soltanto ai dati dell’associazione Transparency International Italia, nel 2019 i partiti hanno ottenuto oltre 27 milioni di euro di donazioni a fronte dei 23,5 del 2018. Tanto per fare qualche esempio (leggi l’articolo) si va dai centomila euro donati dalla compagnia di navigazione Moby di Vincenzo Onorato all’associazione di Giovanni Toti ai 200mila euro del miliardario George Soros a +Europa. Ma l’elenco è lungo e quello degli interessi di chi finanzia lo è altrettanto. Va così da tempo.

Non sembra un caso del resto che nel 2006 la famiglia Benetton, quando si iniziò a discutere di una fusione tra Autostrade per l’Italia e la spagnola Albertis, investì 1,1 milioni di euro e li distribuì alle diverse forze politiche. Per non parlare del denaro investito dal gruppo Parnasi prima di venire travolto dalle inchieste. L’elenco è sterminato e in pratica una norma, come precisa Fratoianni nella sua proposta di legge, in grado di garantire la chiarezza e la trasparenza necessarie, assicurando condizioni di uguaglianza nelle competizioni elettorali e prevenendo eventuali sprechi delle risorse e iniquità, ancora non c’è.

L’IDEA. L’esponente di Sinistra Italiana sottolinea che, nonostante lo Spazzacorrotti, diversi problemi restano. Tali da rendere sempre più urgente il tema del controllo del finanziamento privato dei partiti e movimenti politici, attuato attraverso le “erogazioni liberali” da parte di soggetti economici o di donatori in situazioni di conflitto di interessi. Nessuno fa niente per niente. E Fratoianni sottolinea che proprio il conflitto di interessi può comportare il rischio “di corruzione, di condotte affaristiche e di influenze indebite in grado di minare alla base la natura stessa del processo democratico”.

La proposta di legge dell’esponente della sinistra prevede così di escludere il finanziamento a partiti o movimenti politici da parte “di persone fisiche o giuridiche che abbiano in essere concessioni dello Stato, delle regioni, degli enti locali, di enti pubblici ovvero di società a partecipazione pubblica diretta o indiretta”. La corruzione in Italia è una piaga annosa e per Fratoianni non è “più eludibile l’eliminazione anche del solo sospetto”. Stessi divieti previsti infine per “gli Stati esteri, compresi società a partecipazione pubblica, fondazioni, fondi sovrani e associazioni di promozione di interessi”.