Partiti e imprese contro la stretta sul Superbonus. Nel mirino le limitazioni alla cessione del credito d’imposta. Il Parlamento si prepara a dare battaglia sul decreto. E i 5S più di tutti affilano le armi

Almeno per ora non sarà modificata la norma che prevede una stretta sulla cessione del credito per il Superbonus.

Partiti e imprese contro la stretta sul Superbonus. Nel mirino le limitazioni alla cessione del credito d’imposta. Il Parlamento si prepara a dare battaglia sul decreto. E i 5S più di tutti affilano le armi

È ancora in attesa di arrivare alla firma del Presidente della Repubblica il testo del decreto legge su caro-bollette e sostegni ai settori in crisi approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Dopo la firma e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il provvedimento inizierà l’iter parlamentare. Ma almeno per ora non sarà modificata, prima della sua entrata in vigore, la norma che prevede una stretta sulla cessione del credito per il Superbonus.

La battaglia si sposta in Parlamento. Esponenti di diversi gruppi, dal M5S alla Lega, hanno anticipato che presenteranno emendamenti. Il decreto Sostegni ter, per scoraggiare le truffe, prevede che il credito di imposta sia cedibile una sola volta. Una scelta che preoccupa molto i costruttori, con l’Ance e le organizzazioni artigiane che in coro dicono: “Basta modifiche”, e irrita i partiti. Le nuove strette imposte al  Superbonus finiranno per paralizzare nuovamente il mercato delle riqualificazioni energetiche e così vanificare gli sforzi per il rilancio del settore delle costruzioni, ha denunciato Angelo Carlini di Assistal.

Il M5S, padre del Superbonus, ha messo a punto un emendamento per reintrodurre la possibilità anche di cessioni successive alla prima, individuando nel dettaglio quali possono essere i successivi cessionari, vale a dire soltanto banche, intermediari finanziari iscritti all’albo, società autorizzate alla cartolarizzazione e all’intermediazione finanziaria e imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia, hanno spiegato i pentastellati Luca Sut, Patrizia Terzoni e Riccardo Fraccaro (nella foto).

“Oggi a Montecitorio – affermano i parlamentari M5S – abbiamo incontrato una delegazione degli imprenditori scesi in piazza per protestare contro l’ennesima modifica al regime del Superbonus 110% introdotta dal ministro dell’Economia e delle finanze Daniele Franco nel decreto Sostegni-ter, peraltro ancora non pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Non potevamo non far nostre le ragioni di questi operatori che, insieme a tanti tecnici, si trovano a subire non solo l’ennesimo intervento normativo in corsa ma, soprattutto, le pesanti conseguenze di una norma che di fatto blocca la possibilità di far circolare i crediti fiscali”.

“La previsione che impedisce di dar luogo, dal prossimo 7 febbraio, a cessioni dei crediti fiscali derivanti dei Superbonus successive alla prima – riprendono i parlamentari – ha infatti già ottenuto l’effetto di bloccare l’accettazione del credito da parte di istituti bancari e finanziari, proprio in virtù della previsione che non ne consente le successive cessioni. Le imprese avevano assunto impegni con clienti e fornitori, stipulando contratti che ora, alla luce delle nuove regole, le mettono in enormi difficoltà”.

“Agli operatori del settore edile scesi in piazza – , concludono i parlamentari del MoVimento 5 Stelle – abbiamo espresso tutto il nostro sostegno, che si manifesterà concretamente in sede di esame in Parlamento del decreto. Abbiamo già pronti i nostri emendamenti da presentare nell’iter di conversione in legge: correzioni utili a scongiurare abusi e truffe ma al tempo stesso in grado di non sopprimere un meccanismo, quello della circolazione dei crediti, che ha portato enormi benedici e cittadini e imprese. Non permetteremo che le azioni fraudolente di pochi imbroglioni travolgano un sistema che ha contribuito alla ripresa di un settore altrimenti in ginocchio come quello delle costruzioni, dando anche un importante impulso alla ripresa del Pil”.

Dall’archivio: L’edilizia vola col Superbonus. Investimenti per 16,2 miliardi. A dicembre registrato un incremento del 36%. Lombardia e Veneto guidano la classifica.