Pd in preda a una crisi di nervi. La chiusura di Renzi ai 5 Stelle fa infuriare il segretario reggente Martina: “Impossibile guidare un partito in queste condizioni”

In attesa della direzione di giovedì del Pd, tra i dem si procede in ordine sparso. Senza una linea comune. Come dimostrato dall'uscita di Matteo Renzi

In attesa della direzione di giovedì del Partito democratico, tra i dem si procede in ordine sparso. Senza una linea comune. Come dimostrato dall’uscita di Matteo Renzi nella serata di ieri a Che tempo che fa e che di fatto ha messo la parola fine a ogni trattativa con il Movimento 5 Stelle. A quanto pare, però, non era quella la linea del partito visto che oggi il segretario reggente, Maurizio Martina, ha mostrato tutte le sue perplessità sulle parole pronunciate da Renzi. “In queste ore stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione nazionale di giovedì – ha spiegato Martina – che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione. Servirà una discussione franca e senza equivoci perchè è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema”. E conclude: “Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l’estinzione”.

Che il partito sia in crisi di nervi emerge anche dalle parole di Gianni Cuperlo che, ai microfoni di Radio Capital, si è detto dispiaciuto e mortificato per le parole di Renzi e lo spettacolo che il Pd sta offrendo in questi giorni. “A questo punto – ha spiegato Cuperlo – la direzione di giovedì dovrebbe cambiare l’ordine del giorno, inserendo la preparazione di una nuova campagna elettorale: una cosa da far tremare le vene ai polsi”.

Altro che sentire la base, ascoltare gli umori degli iscritti. Dalle dichiarazioni di Martina e Cuperlo quella di Renzi è stata una posizione mai discussa con nessuno, forse solo tra i renziani, e che non fa altro che spaccare un partito in caduta libera. Già prima del 4 marzo.