L’assenteismo in Parlamento è una piaga. Dati disastrosi per Forza Italia e il centrodestra, si salva solo il Movimento.

Dati disastrosi per Forza Italia e tutto il centrodestra. Male anche il Partito democratico, si salva solo il Movimento.

L’assenteismo in Parlamento è una piaga. Dati disastrosi per Forza Italia e il centrodestra, si salva solo il Movimento.

È del 14,4% il tasso medio di assenteismo tra deputati e senatori dall’inizio della legislatura. Ma con differenze individuali anche molto significative sulle 15.587 votazioni elettroniche complessive monitorate fino al 7 luglio da Openpolis, da cui sono emerse assenze ingiustificate superiori al 50% per 49 parlamentari, pari a circa il 3% del totale degli eletti. I quali, in base ai regolamenti di Camera e Senato, sono tenuti a partecipare ai lavori, salvo impegni giustificati o missioni che infatti non comportano la decurtazione della diaria. In tutti gli altri casi, chi non + presente lo fa per ragioni personali di varia natura e può sottrarsi senza particolari controlli. L’unica forma di monitoraggio è, appunto, la partecipazione alle votazioni elettroniche: fermo restando che nel corso di una seduta se ne possono saltare poche o molte e che, in caso di dibattito senza voti, le presenze non sono quantificabili (ma sono visibili, per esempio, nei banchi semi vuoti che spesso fanno da sfondo a question time o informative).

MALE LA CAMERA. I dati analitici disponibili, quindi, potrebbero non essere esaustivi ma sono comunque indicativi sul tenore generale dell’assenteismo. Il livello più alto si registra alla Camera, con il 17,1% rispetto al 7,5% del Senato, e questo perché a Palazzo Madama il risicato scarto tra maggioranza e opposizione costringe spesso a presenziare l’Aula con più assiduità anche ministri e sottosegretari. Nello specifico, sono 501 i deputati con livelli di assenteismo compreso tra 0 e 25%, e 103 nella fascia tra 25,1 e 50%; ma in 23 non hanno preso parte a oltre la metà delle votazioni elettroniche. Tra i senatori la maggior parte di assenze è compresa tra lo 0 e il 25%, soglia superata solo da venti membri. Distinguendo per gruppi parlamentari, alla Camera è Fi a guidare la classifica degli assenteisti (oltre il 30%), seguita da Leu (24,8%) e dal misto (22%), mentre il M5s si posiziona in fondo, con poco più del 10% di assenze. Al Senato, invece, in cima si attesta il misto (15,6%), tallonato da Iv e Fdi (entrambi sul 12%) e da Fi (11,3%). Anche qui il M5s conteggia poche assenze, ma non quanto la Lega che vanta la percentuale più bassa, inferiore al 2%. Poco significative risultano le differenze di genere: quasi inesistenti alla Camera (17,3% per le donne contro il 17% degli uomini), poco più marcate al Senato, con assenze maschili all’8,1% e femminili al 6,3%. Analizzando i territori di elezione, i più assenteisti sono i parlamentari eletti all’estero, seguiti alla Camera da Lazio (20,7%), Abruzzo (20,1%) ed Emilia Romagna (18%), e al Senato da Toscana (11,3%) e Veneto (10%). I meno assenti sono i deputati della Sardegna (10,1%), e soprattutto i senatori delle Marche con una media poco superiore all’1%.