Più scuola, ricerca e infrastrutture per il Sud. Il Governo presenta il Piano da 100 miliardi. Provenzano: “Ridurre il divario non è solo un atto di giustizia ma è quello che serve per uno sviluppo forte e durevole”

Un Sud rivolto ai giovani, connesso e inclusivo, un Mezzogiorno impegnato per la svolta ecologica, frontiera dell’innovazione e aperto al mondo nel Mediterraneo. Sono queste le “missioni” del Piano per il Sud, presentato a Gioia Tauro dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dai ministri Giuseppe Provenzano e Lucia Azzolina. Il progetto è decennale e, basandosi su “un’idea di Sud al 2030”, mira a creare una strategia e un “nuovo metodo” per lo sviluppo del Mezzogiorno.

Tra le misure previste, gli investimenti sulla filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, con l’apertura delle scuole per un maggior numero di ore al giorno, il potenziamento dell’edilizia scolastica, l’estensione della No Tax area, l’attrazione dei ricercatori al Sud, l’ammodernamento delle infrastrutture, per “spezzare l’isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e l’isolamento dei cittadini in condizioni di bisogno”, con il rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria, i finanziamenti del Fondo infrastrutture sociali per comuni medi e piccoli, l’investimento in nuovi nidi, nell’inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati e nelle “Case della salute”.

Il progetto ha, inoltre, l’obiettivo di avviare un “nuovo metodo” improntato sul rafforzamento del presidio centrale, attraverso l’istituzione di Comitati di indirizzo e un Piano Sviluppo e Coesione (Psc) per ciascuna missione, sulla cooperazione rafforzata tra amministrazioni centrali e locali, sull’attivazione dei centri di competenza nazionale e il ricorso a centrali di committenza e stazioni appaltanti (nazionali e locali), sulla semplificazione delle procedure di gestione dei PSC e sul partenariato attivo. Nel piano rientrano anche azioni per la prossimità dei luoghi, attraverso una “nuova politica territoriale”, il rilancio della strategia nazionale per le aree interne e la rigenerazione dei contesti urbani che “passa da due direttrici specifiche: la transizione ecologica delle città (Cantiere Taranto) e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale (CIS Matera)”.

Mediante una collaborazione con il Mibact, è previsto poi “il recupero e la riqualificazione di quattro centri storici a Napoli, Cosenza, Taranto e Palermo da attuare mediante Cis”.Il Piano si articola in due fasi. Nel triennio 2020-2022, l’obiettivo e’ la “massimizzazione dell’impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020, che consenta di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno”. Una seconda fase, poi, è prevista nella nuova programmazione per il periodo 2021-27 della politica di coesione nazionale ed europea. L’ammontare complessivo di risorse aggiuntive per il Sud è di circa 123 miliardi di euro.

“Abbiano previsto – ha detto il premier Conte – un grande intervento per i comuni. Abbiamo stanziato 825 milioni di euro in 5 anni per tutti i comuni del Sud. Abbiamo visto che la spesa più efficace che è subito cantierizzata è quella offerta ai Comuni per messa in sicurezza di edifici pubblici, per efficientamento energetico e per mobilità sostenibile. Per i 404 comuni della Calabria ci sono 23,5 milioni da spendere nel 2020. Il rilancio del Sud non può non passare dal miglioramento delle infrastrutture, ferroviarie e stradali. In merito, in questo Piano sono previsti 33 miliardi di investimenti in opere appaltabili entro il 2021. Abbiamo un contratto di programma Anas e Rfi molto corposo”.

“Il piano per il Sud è un piano per l’Italia. Abbiamo mantenuto l’impegno di mettere il sud in cima ai nostri pensieri e alle nostre azioni di governo. E abbiamo passato gli ultimi mesi a parlare di emergenza immigrazione trascurando la vera emergenza: l’esodo delle nuove generazioni”. E’ quanto ha detto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, nel corso della presentazione del “Piano per il Sud” a Gioia Tauro. Per Provenzano, i giovani devono “avere il diritto a restare”.

“Quando una generazione va via così, in massa – ha continuato il ministro -, non lo fa solo per mancanza di lavoro. Vuol dire che manca una prospettiva di futuro. Ridurre il divario non è solo un atto di giustizia ma è quello che serve per uno sviluppo forte e durevole per il nostro Paese. Investire al sud – ha evidenziato – fa bene non solo all’Italia ma anche alla piccola e media impresa del centro-nord. In dieci anni c’è stato un progressivo disinvestimento al sud”.

“Abbiamo bisogno – ha aggiunto Provenzano – di un impegno per il prossimo decennio per recuperare il tempo perduto. Il Piano Sud vuole massimizzare l’impatto delle misure già previste dalla legge di bilancio. Il Sud rischia di tornare in recessione e non ce lo possiamo permettere. Per mettere in campo un piano per il sud che abbia una prospettiva così c’è bisogno del coinvolgimento di tutti. Il più grande nemico del mezzogiorno non è fuori, è dentro di noi: è la rassegnazione. Noi meridionali – ha concluso – dobbiamo metterci un po’ di fiducia”.