Pnrr Salute, Gimbe lancia l’allarme: “Speso solo il 18% delle risorse, servono azioni immediate”

Pnrr Salute, Gimbe lancia l’allarme: “Speso solo il 18% delle risorse, servono azioni immediate”

Pnrr Salute, Gimbe lancia l’allarme: “Speso solo il 18% delle risorse, servono azioni immediate”

A un anno dalla rendicontazione finale della Missione Salute del Pnrr, l’Italia si trova ancora lontana dal pieno utilizzo delle risorse europee destinate al potenziamento del sistema sanitario. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto dell’Osservatorio Gimbe, che fotografa una situazione preoccupante: l’82% dei fondi previsti non è ancora stato speso.

Secondo la Fondazione guidata da Nino Cartabellotta, sebbene al 30 giugno siano state rispettate le quattro scadenze previste per il secondo trimestre – di cui due europee – il mero rispetto delle milestone non riflette lo stato reale di avanzamento dei progetti. “Non possiamo accontentarci di timbrare obiettivi formali – afferma Cartabellotta – perché ciò che conta davvero è portare a compimento interventi che migliorino concretamente l’assistenza sanitaria per i cittadini”.

Case e Ospedali di Comunità ancora indietro

Uno dei punti più critici riguarda la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Il Pnrr prevede che entro il 30 giugno 2026 siano operative almeno 1.038 Case della Comunità. Tuttavia, al dicembre 2024, solo 164 strutture (15,8%) avevano attivato tutti i servizi previsti, e appena 46 (4,4%) erano dotate di personale medico e infermieristico.

Situazione analoga per gli Ospedali di Comunità, strutture intermedie fondamentali per accogliere pazienti dimessi dagli ospedali per acuti: su 307 previsti, al dicembre 2024 solo 124 (40,4%) avevano almeno un servizio attivo. Nessun dato, invece, sul personale sanitario presente.

“L’obiettivo di rafforzare le cure intermedie rischia di naufragare”, avverte il presidente della Fondazione Gimbe.

Posti letto in terapia intensiva: ancora troppo pochi

Il monitoraggio evidenzia gravi ritardi anche sul fronte dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva. Entro la scadenza di giugno 2026, dovrebbero essere attivati 2.692 posti di terapia intensiva e 3.230 di semi-intensiva. Tuttavia, a marzo 2025, i dati parlano chiaro: solo il 33,1% dei letti di intensiva e il 37,1% di quelli di semi-intensiva risultano effettivamente attivati.

“È surreale che, a cinque anni dalla pandemia, non si sia ancora completata un’infrastruttura fondamentale per gestire le emergenze sanitarie”, commenta Cartabellotta.

Antisismica e Fascicolo sanitario elettronico in affanno

Tra i target in ritardo ci sono anche gli interventi antisismici negli ospedali. Dei 84 interventi previsti, a febbraio 2025 risultavano attivi o conclusi 86 cantieri, ma la spesa sostenuta è ferma all’11%, con punte minime nel Mezzogiorno (6%).

Non va meglio sul fronte digitale: il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), che dovrebbe essere pienamente operativo, mostra criticità significative. A marzo 2025 solo sei documenti su sedici risultano disponibili in tutte le Regioni, e solo il 42% dei cittadini ha dato il consenso alla consultazione dei propri dati sanitari.

“Senza un’adeguata campagna di informazione e rassicurazioni sulla protezione dei dati – spiega Gimbe – il mancato consenso rischia di vanificare il potenziale del FSE”.

Target completati, non valutabili e mancanza di trasparenza

I quattro obiettivi ritenuti in fase avanzata o completati riguardano la ristrutturazione degli ospedali, l’assistenza domiciliare agli over 65, le grandi apparecchiature sanitarie e i contratti di formazione specialistica. Restano invece cinque target non valutabili per assenza di dati, tra cui la telemedicina, la digitalizzazione dei DEA, e la formazione digitale di 4.500 operatori sanitari.

“In un Paese democratico la trasparenza non è un dettaglio tecnico”, avverte la Fondazione, chiedendo accesso pubblico a dati completi e aggiornati.

Gimbe: “Serve collaborazione istituzionale, non scontro politico”

Nel suo appello finale, Gimbe invoca una stretta collaborazione tra Governo, Regioni e Asl per completare i progetti in tempo e non sprecare un’occasione storica. “Il rischio più paradossale – conclude Cartabellotta – è quello di incassare i fondi senza generare benefici per i cittadini, lasciando strutture vuote e debito alle future generazioni. La volata finale della Missione Salute non può diventare un terreno di scontro politico: le responsabilità sono condivise”.