Pochi fatti, tante nomine. Un anno di Schillaci, il ministro passacarte

L’azione del ministro della Salute Schillaci, a circa un anno dal suo insediamento al Governo, non sembra aver portato grandi risultati.

Pochi fatti, tante nomine. Un anno di Schillaci, il ministro passacarte

L’azione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, a circa un anno dal suo insediamento al Governo non sembra aver portato grandi risultati. Il ministro in questione ha dichiarato, nella giornata di ieri, che la legge di Bilancio del governo per il 2023 ha previsto un importante incremento del Fondo sanitario nazionale: al comma 535 dell’art. 1 ha disposto che il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard è incrementato di 2 miliardi e 150 milioni di euro per l’anno 2023, 2 miliardi e 300 milioni di euro per l’anno 2024 e 2 miliardi e 600 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025.

L’azione del ministro della Salute Schillaci, a circa un anno dal suo insediamento al Governo, non sembra aver portato grandi risultati

Dichiarazioni che non sembrerebbero aver accolto il favore della categoria “Sono pochi i soldi previsti e continuo a dire che serve un progetto strutturale, che si deve accompagnare ai provvedimenti d’emergenza. Le prestazioni aggiuntive costano, ma sono provvedimenti emergenziali. Vanno definiti progetti e priorità che superino questa fase, con realismo che sarà anche inevitabilmente doloroso. Le risorse necessarie sono enormi, e su questo sono necessarie analisi, scelte e conseguenti comunicazioni chiare. Le cifre che girano sulle necessità sono le più varie, ma non significano nulla se non sono accompagnate dalle voci di spesa. Dov’è il progetto?”, ha commentato Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società italiana medicina dell’emergenza urgenza (Simeu).

“Da anni tiriamo avanti con uno sforzo enorme, per spirito etico. Oggi ci siamo stancati. Durante il Covid ci hanno chiamati eroi, e adesso non si trovano i fondi per far funzionare la sanità” ha dichiarato Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici Anaao-Assomed, sulla prossima manovra del governo Meloni. “Nella prossima legge di bilancio il governo Meloni dovrà fare i conti con risorse economiche molto limitate e tante promesse da mantenere”.

Il blocco delle assunzioni dei medici gettonisti a marzo svuoterà le corsie ospedaliere

Nel mirino anche la norma che prevede il blocco delle assunzioni dei medici gettonisti a marzo che lascerà di fatto le corsie ospedaliere vuote a causa dell’assenza di nuove assunzioni. Ma non solo. Anche la mancata depenalizzazione del reato per i medici che costa miliardi in medicina difensiva è rimasta lettera morta ed il fascicolo sanitario che avrebbe dovuto essere un’innovazione non funziona e contiene solo prescrizioni mediche completamente inutili.

Un anno quindi costellato di annunci a cui non è seguito nulla se non una serie di nomine politiche e fiduciarie che hanno prontamente sistemato alla direzione generale della prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia, classe 1954, che nel 2021 ebbe un acceso dibattito con il virologo Massimo Galli sostenendo che i bambini non si ammalavano di Covid. Ma non solo. Schillaci ha messo alla porta Silvio Brusaferro dell’Iss per nominare al suo posto il calabrese 70enne Rocco Bellantone, cugino di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’attuazione del programma di governo e considerato tra le persone più vicine alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Orazio Schillaci, medico e rettore di Tor Vergata, ha portato con sé molti dei suoi fedelissimi come il suo capo di gabinetto Arnaldo Morace Pinelli, avvocato e professore a Tor Vergata assunto con uno stipendio da 204mila euro. Marco Mattei, capo segreteria di Schillaci con uno stipendio da 154mila euro e direttore sanitario della fondazione Tor Vergata, Antonella Tolu segretaria particolare di Schillaci con uno stipendio da 70mila euro e Giovanni Miele, suo portavoce ed ex giornalista Rai che insegna a Tor Vergata. E sempre nella comunicazione a capo del suo ufficio stampa c’è Francesca D’Avello che ricopriva lo stesso ruolo con Renata Polverini.

A breve in arrivo anche il direttore generale del Policlinico Umberto I Fabrizio d’Alba passato indenne dall’inchiesta Lady Asl, e anche lui in attesa di una collocazione ministeriale, insieme ad Amerigo Cicchetti, professore di Tor Vergata che sarà nominato secondo i ben informati direttore della programmazione ministeriale. Schillaci, ricordiamo, ha anche firmato l’iter che consegnerà al Policlinico di Tor Vergata 80 milioni di euro previsti per il piano oncologico. Come deciso in verità, nella conferenza Stato Regioni, dal ministero della Salute ai tempi di Roberto Speranza che lo ha riconosciuto come l’unica azienda ospedaliera universitaria ad avere i requisiti per poter accedere a quei fondi nonostante tecnicamente il passaggio a Ospedale Universitario non sia stato completato.