Poletti non dà le dimissioni, si limita a scusarsi. E promette qualche modifica ai voucher

Giuliano Poletti non lascia la poltrona di ministro del Lavoro. Per la frase sui cervelli in fuga ha rinnovato le scuse nel suo intervento al Senato, dove è stata presentata la mozione di sfiduci.

Giuliano Poletti non lascia la poltrona di ministro del Lavoro. Per la frase sui cervelli in fuga ha rinnovato le scuse nel suo intervento al Senato, dove è stata presentata la mozione di sfiducia nei suoi confronti, ma non ha menzionato l’ipotesi di rassegnare le dimissioni. Nonostante le opposizioni abbiano ribadito la richiesta di un passo indietro. Addirittura i verdiniani hanno polemizzato: “Come gruppo non abbiamo nulla da recriminarle sull’attività di ministro, riteniamo di darle la piena sufficienza, ma il punto è un altro. Quando un chirurgo dopo aver salvato migliaia di vite asporta l’arto sano al posto di quello che è malato non bastano le scuse”, ha affermato il senatore di Ala, Lucio Barani.

“Ho risposto in modo sbagliato alla domanda che mi era stata posta dagli organi di stampa durante degli incontri con dei giovani lavoratori che hanno scelto di restare in Italia”, si è comunque difeso Poletti. “Ho voluto ribadire quella che considero un’idea legittima, ovvero che non è detto che siano i migliori quelli che scelgono di trovare lavoro all’estero, ma ho aggiunto un inciso inappropriato che ha fatto pensare a una contrapposizione tra chi va via e chi resta. Per questo mi scuso delle mie parole anche in quest’aula”, ha aggiunto il ministro. Per quanto riguarda i voucher, Poletti ha garantito l’impegno a cambiare le cose: “Ribadisco in questa sede quanto affermato dal presidente del Consiglio Gentiloni: il Governo considera necessaria una revisione di questo strumento per riportarlo alla funzione per la quale era stato disegnato, ovvero di dare copertura previdenziale e assicurativa alle attività occasionali, portandole fuori dal lavoro nero”.

Dalla Lega, con il senatore Sergio Divina, è arrivato un forte attacco: “Ci aspettavamo una dichiarazione con un po’ di sentimento e non una nota letta con la quale si tenta di far passare azioni di cui il governo si dovrebbe vergognare”. L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha avanzato una critica più nel merito: “Io credo che lei non debba essere privato della fiducia per le cose che ha detto sui giovani, ma per non aver capito i fenomeni che dovrebbe gestire nel suo ruolo”.