Un nuovo stop. Stavolta, almeno, senza il conseguente e ormai quasi abituale scontro tra la maggioranza e i giudici. La Corte dei Conti ha bocciato un altro atto riguardante il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. In questo caso l’alt arriva per l’accordo siglato tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, e la società concessionaria. Uno stop che era atteso dopo che la Corte aveva già negato il visto di legittimità sulla delibera Cipess. Stavolta i giudici contabili non hanno concesso il visto di legittimità al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero e la Stretto di Messina spa.
Le motivazioni arriveranno entro un mese, dopo lo stop deciso ieri. La mancata apposizione del visto di legittimità riguarda, nello specifico, il decreto interministeriale n. 190 dell’1 agosto, siglato da Mit e Mef. Si tratta di un atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003 tra lo stesso Mit e la società Stretto di Messina. Salvini, comunque, dice di non essere sorpreso, spiegando che la decisione “è l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti”. Gli esperti, assicura il ministro, sono già al lavoro per chiarire tutti i punti, mentre lui resta “determinato e fiducioso”. Il suo ministero chiarisce che lo stop era atteso ed era emerso durante la discussione in seguito alla mancata registrazione della delibera Cipess. Una decisione prevedibile anche per la società Stretto di Messina, che ha convocato un cda per il 25 novembre per esaminare la situazione.
Ponte sullo Stretto, per le opposizioni dalla Corte dei Conti una bocciatura senza appello
Per le opposizioni, però, questo nuovo stop rappresenta una bocciatura senza appello. Per Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, la decisione è di “una gravità assoluta”, perché “significa che il governo Meloni stava impegnando fondi pubblici dentro un quadro ritenuto non legittimo”. Bonelli annuncia di essere pronto a denunciare il governo anche alla Procura europea se dovesse insistere con il progetto del Ponte, ignorando il pronunciamento della Corte. Per il deputato di Avs, con l’alt di oggi “viene meno l’intero impianto giuridico-amministrativo che regola il rapporto tra lo Stato e la concessionaria. Meloni e Salvini non possono far finta di nulla”.
Per Barbara Floridia, senatrice dei 5 Stelle, “nella minimizzazione del ministro Salvini dinanzi all’ulteriore altolà della Corte c’è tutta la protervia del potere, nel voler rimanere attaccati mani e piedi ‘all’affare Ponte’. L’interesse della collettività, quello vero, è totalmente opzionale nel governo Meloni”. All’attacco la segretaria del Pd, Elly Schlein, che sottolinea come i giudici blocchino “un progetto ingiusto, sbagliato, dannoso e vecchio”.