Prestiti garantiti dallo Stato. Dalle banche stop ingiustificabili. Il decreto liquidità impatta sulle finanze pubbliche. Ma la riluttanza a erogare i finanziamenti resta

Nell’erogazione di prestiti assistiti da garanzie pubbliche si riscontrano “frizioni”, ha avuto modo di far notare, qualche giorno fa, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali. Ieri il presidente dell’Abi ha fatto ironia. Alla richiesta di un giudizio sul fatto che le responsabilità siano state scaricate sulle banche, Antonio Patuelli (nella foto) ha risposto: “Ho cercato di fare un fioretto, dato che il decreto è uscito nella settimana santa”.

RISCHI REALI. Aziende e banche attendono con ansia che passino alcuni emendamenti che possano risolvere o quanto meno attenuare quelle frizioni. E il decreto Liquidità Imprese dopo essere stato approvato alla Camera è in dirittura d’arrivo anche al Senato, dove è stata posta la fiducia. Eppure, nonostante le banche siano riluttanti nell’erogazione dei prestiti, a correre i maggiori rischi non sono loro. I tecnici del servizio Bilancio del Senato in un dossier, sul testo approvato dalla Camera, suonano un campanello d’allarme sull’impatto che l’operazione potrebbe avere sulle casse dello Stato. Alcune modifiche introdotte – si legge – estendono l’ambito di operatività dei fondi previsti: queste, “pur non determinando in via diretta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica – in quanto alle ulteriori esposizioni si farà fronte nei limiti delle disponibilità dei fondi – tuttavia comporteranno un più rapido utilizzo degli stessi e, conseguentemente, la necessità di futuri rifinanziamenti.

UNO A 400. Tale circostanza è ancor più probabile per quelle operazioni che, per la loro maggiore rischiosità, richiederanno un maggiore assorbimento di detti fondi”. Nonostante le garanzie in questione sono “non standardizzate”, per cui sono contabilizzate soltanto in termini di saldo netto da finanziare e non anche di indebitamento netto, “si osserva comunque che non sembrerebbe ispirata a criteri di sufficiente prudenzialità l’assenza di stime di effetti sul fabbisogno”. Inoltre, la stessa inclusione nell’ambito della categoria delle garanzie non standardizzate potrebbe non essere condivisa in sede Eurostat. E ancora: nessuna sostanziale spiegazione è stata poi fornita in ordine alla congruità di uno stanziamento di un miliardo di euro rispetto ad un tetto massimo di finanziamenti e garanzie concedibili pari a 400 miliardi di euro, atteso che tali risorse appaiono esigue anche in condizioni normali.

Considerando che secondo Bankitalia i tassi di insolvenza potrebbero anche superare quelli del biennio 2012-2013, quando si avvicinarono al 10%, risentendo dell’ampliamento della platea dei beneficiari (sono incluse, tra l’altro, le imprese con prestiti deteriorati), delle più elevate percentuali di copertura e dell’assenza di previsioni che limitino l’utilizzo delle garanzie ai soli nuovi finanziamenti o al rinnovo di quelli in scadenza contrattuale, “la percentuale dello 0,25% in concreto assicurata dalla garanzia statale non sembra appropriata rispetto agli obiettivi”. Va inoltre valutato che, mentre le garanzie Cdp e quelle Sace per le imprese di maggiori dimensioni sono soggette a valutazione, le garanzie Sace per le imprese di minori dimensioni, per i professionisti e per gli autonomi sono, invece, rilasciate automaticamente.

SPESE FUTURE. E non è finita: lo stanziamento di un miliardo non è configurato come limite di spesa ma come “dotazione iniziale” di un fondo costituito a fronte delle medesime garanzie, per cui potrebbe di fatto presentarsi l’esigenza di un rifinanziamento, anche molto cospicuo, dello stesso, in presenza di maggiori necessità. D’altronde nell’ipotesi contraria in cui lo stanziamento rappresenti un tetto di spesa, si sposterebbe il problema sulle banche che, di fatto, opererebbero su un plafond di garanzie effettive su cui contare pari al massimo ad 1 miliardo di euro. La mole di domande è eccezionale. Secondo la rilevazione settimanale della task force sulle misure di liquidità formata da Mef, Mise, Bankitalia, Abi, Mcc e Sace si stabilizzano a 2,4 milioni per un valore di poco superiore ai 260 miliardi le domande di adesione alle moratorie sui prestiti mentre le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese, presentate al Fondo di Garanzia per le Pmi gestito da Mcc superano quota 480mila. Sace, attraverso ‘Garanzia Italia’, ha concesso garanzie per 418 milioni su 44 richieste ricevute.