Prezzi alle stelle, soggiorni brevi e rinuncia al mare: come cambiano le vacanze degli italiani in tempi di crisi

Tra salari fermi al palo e rincari record, gli italiani sono costretti a modificare le proprie vacanze: ecco come cambiano.

Prezzi alle stelle, soggiorni brevi e rinuncia al mare: come cambiano le vacanze degli italiani in tempi di crisi

Le vacanze cambiano. E nella guerra dei dati, tra turismo italiano in crisi e stranieri in aumento, la certezza è che il caro prezzi e i salari fermi al palo costringono le famiglie a modificare le proprie abitudini estive. Il principale elemento di novità dell’ultimo anno è il caro prezzi, che colpisce trasporti, spiagge, ristoranti e hotel.

Inevitabilmente cambia quindi il modello di vacanza. Non si parte più solo ad agosto e non si va più solo al mare. Le località balneari restano le preferite degli italiani, ma aumentano le presenze anche in montagna e sul lago.

Come cambiano le vacanze degli italiani nei tempi della crisi

Non solo meno mare e più montagna, ma a cambiare è anche la durata: sempre meno vacanze lunghe, tanto che ormai il mese intero di ferie quasi non esiste più. Il periodo scelto solitamente è breve, se non molto breve. Addirittura anche soltanto uno o più weekend, in tanti casi, come spiega all’Ansa Marco Maurelli, presidente di Federbalneari.

Che fornisce alcuni dati: dal 2012 al 2025 le tariffe di noleggio balneare sono cresciute del 20%, circa il 2% annuo di media. Crescita molto inferiore all’inflazione, che negli ultimi anni è andata da un minimo dell’1,9% a un massimo dell’8,1% annuo.

I rincari da record

È il Codacons a sottolineare quali siano i rincari delle vacanze estive, che ora costano circa il 30% in più rispetto all’era pre-Covid. I rincari maggiori riguardano il trasporto aereo: +81,5% per i voli nazionali rispetto a sei anni fa, +67,8% per i voli europei. Aumenti del 13,9% per i traghetti e del 10,7% per i treni. Ma non solo. Un pacchetto vacanza oggi costa il 56,6% in più rispetto al 2019, per alberghi e motel i rincari sono del 42,6%. Anche per altre strutture ricettive, come le case vacanze, si paga il 22,7%. E pure mangiare fuori è più caro: per ristoranti e pizzerie l’aumento è del 22,5%.