Pronto soccorso da incubo a Ostia. Per un ricovero al Grassi fino a cinque giorni di calvario

Al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia i pazienti sono costretti ad aspettare nei corridoi parcheggiati su sedie e barelle.

Pronto soccorso da incubo a Ostia. Per un ricovero al Grassi fino a cinque giorni di calvario

Giorni di attesa su una barella, nei corridoi del pronto soccorso. Per i pazienti dell’ospedale Grassi di Ostia il trasferimento nei reparti per il ricovero è diventato un’impresa quasi impossibile. Soprattutto in questo periodo invernale, con l’aumento degli accessi ai pronto soccorso del Lazio a causa anche dell’aumento della circolazione dell’influenza. L’ultimo caso nasce proprio al Grassi, ospedale che serve il litorale romano e che ha un bacino d’utenza di circa 500mila persone: un paziente ha denunciato di essere rimasto per cinque giorni in barella nel corridoio. Il caso viene smentito dall’Asl Roma 3, a cui non risulterebbe nulla.

Al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia i pazienti sono costretti ad aspettare nei corridoi parcheggiati su sedie e barelle

Ma il problema resta, come segnala anche il sindacato Nursind: le attese dei pazienti che devono essere trasferiti nei reparti per essere ricoverati sono aumentate. Addirittura emerge che, di media, oltre venti pazienti sono costretti ad aspettare cinque giorni nel pronto soccorso prima del trasferimento in reparto. Domenica sera questa cifra sarebbe cresciuta ulteriormente, superando i 20 pazienti in attesa da cinque giorni.

Le colpe potrebbero essere anche delle nuove politiche adottate dalla Regione Lazio a guida Francesco Rocca. La giunta regionale ha infatti deciso di blindare le quote di pazienti che ogni ospedale può trasferire in altre strutture di riferimento, come il San Camillo o il Gemelli. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: fino a giugno al Grassi la media dei trasferimenti nei reparti era di dieci pazienti al giorno, ora questa media è scesa solamente a sei trasferimenti al giorno. Alessandro Saulino, del sindacato Nursind, spiega a la Repubblica, che queste lunghe attese in pronto soccorso comportano anche altri problemi, ricadendo per esempio sul 118: le ambulanze sono costrette molto spesso ad attese più lunghe proprio a causa del sovraffollamento.

Fino a giugno al Grassi la media dei trasferimenti nei reparti era di 10 pazienti al giorno, ora è scesa a sei

C’è poi un’altra questione, che è quella – valida per tutto il territorio nazionale – dei medici a gettone. A cui si fa sempre più ricorso di fronte alle carenze di personale. Pensiamo proprio al caso dell’ospedale Grassi: qui l’organico è di 21 medici, di cui solo nove assunti dall’Asl con concorso pubblico. E nelle prossime settimane questa cifra si ridurrà ulteriormente, con soli sette medici assunti. Gli altri operatori che lavorano nella struttura sono medici delle cooperative che cambiano continuamente ospedale, prestando servizio dove è necessario. E fare i medici gettonisti, di certo, conviene da un punto di vista economico: per loro la paga è di almeno 83 euro lordi l’ora. Per i medici assunti dall’Asl la cifra è circa la metà. E così, inevitabilmente, nessuno vuole fare gli straordinari o le notti. E il sistema si basa sempre più sui gettonisti.