Propaganda al capolinea, al Sud sempre salari da fame: sono il 31% in meno rispetto al Centro-Nord

Propaganda al capolinea, al Sud sempre salari da fame: sono il 31% in meno rispetto al Centro-Nord. Nel Mezzogiorno pesa l'economia sommersa

Propaganda al capolinea, al Sud sempre salari da fame: sono il 31% in meno rispetto al Centro-Nord

Checché ne dica la propaganda meloniana il cammino perché il Mezzogiorno si metta in pari col resto del Paese continua a rimanere ancora lungo e tortuoso. Cresce lievemente nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno che raggiunge 17,8mila euro (era 17,2mila euro nel 2023) ma si conferma il più basso del Paese: il suo valore è di poco inferiore al 70% di quello del Centro-Nord, dove si attesta a 25,9mila euro. E’ quanto indica l’Istat nel report sui conti economici territoriali, aggiungendo che nel 2024 il Pil in volume (+0,7% a livello nazionale) è aumentato dell’1% nel Nord-ovest, dello 0,8% nel Centro, dello 0,7% nel Mezzogiorno e dello 0,1% nel Nord-est.

Al Sud sempre salari da fame: sono il 31% in meno rispetto al Centro-Nord

La crescita degli occupati invece è stata maggiore nel Mezzogiorno: +2,2% rispetto al 2023 contro +1,6% a livello nazionale. Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in valori correnti del 3% a livello nazionale. L’incremento più significativo si è osservato nel Mezzogiorno (+3,4% rispetto al 2023), quello più contenuto nel Nord-est (+2,7%). Sostanzialmente in linea con la media nazionale sono state le dinamiche del reddito disponibile nel Nord-ovest e nel Centro (rispettivamente, +2,9% e +3%). I consumi delle famiglie nel 2024 sono aumentati in volume dello 0,7% a livello nazionale.

Anche in questo caso il Nord-ovest ha mostrato la crescita più sostenuta (+0,9%), invece l’incremento nel Centro è risultato in linea con la media nazionale, mentre dinamiche lievemente inferiori si sono osservate nel Nord-est e nel Mezzogiorno (+0,6% e +0,4%, rispettivamente). Resta stabile il divario tra Mezzogiorno e Centro-nord quanto a Pil e consumi per abitante. Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 46,1mila euro, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta notevolmente inferiore a 25mila euro (24,8mila). Il Nord-est registra 43,6mila euro e il Centro 40mila euro.

L’economia non osservata zavorra il Mezzogiorno

Quanto all’occupazione, nel 2024 il numero di occupati è aumentato a livello nazionale dell’1,6%. La crescita ha interessato tutte le ripartizioni territoriali, risultando più intensa nel Mezzogiorno (+2,2%). Il Nord-ovest ha mostrato una dinamica in linea con la media nazionale (+1,6%), il Centro ha registrato un incremento leggermente superiore (+1,8%), mentre nel Nord-est l’aumento è stato più contenuto (0,8%). In tutte le ripartizioni il principale contributo alla crescita della occupazione è arrivato dal comparto dei Servizi; seguono, ma con un impatto più modesto, le Costruzioni nel Mezzogiorno, nel Centro e nel Nord-est, e l’Industria nel Nord-est e nel Nord-ovest.

Nel Mezzogiorno la crescita occupazionale ha interessato tutti i settori ed è riconducibile in prevalenza all’andamento delle Costruzioni (+6,9%) e dei Servizi (+2,1%). Da segnalare, inoltre, l’aumento degli occupati nel settore dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca. A zavorrare il Mezzogiorno l’economia non osservata (data dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) che nel 2023 ha rappresentato in Italia l’11,3% del valore aggiunto complessivo.

Rallenta nel terzo trimestre il trend positivo dell’occupazione

Il suo peso risulta più alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,8%). Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l’incidenza nel Nord-est (9,3%) e nel Nord-ovest (8,9%). A livello regionale, il peso dell’economia non osservata varia dal massimo della Calabria, pari al 19% del valore aggiunto complessivo, al minimo della Provincia autonoma di Bolzano (7,4%). Nel terzo trimestre di quest’anno, invece, rallenta il trend positivo dell’occupazione osservato nei trimestri precedenti. Lo si legge nel Bollettino Cnel-Istat.

Il tasso di occupazione registra una flessione nel Centro (-0,7 punti percentuali) e nel Nord (-0,2) rispetto allo stesso periodo del 2024; il Mezzogiorno mostra un andamento in controtendenza dell’occupazione complessiva (+0,5 punti), più marcato per le donne (+1,0 punto percentuale).

La crescita dell’occupazione femminile è sostenuta prevalentemente dalle donne tra i 50 e i 64 anni, il cui tasso di occupazione aumenta di circa 26 punti percentuali negli ultimi venti anni, anche in relazione alle riforme previdenziali e all’innalzamento dell’età pensionabile. Al contrario, tra le giovani di 15 e i 24 anni si registra una riduzione del tasso di occupazione. Le disuguaglianze territoriali restano marcate: nel Mezzogiorno il tasso di occupazione femminile è inferiore di oltre 24 punti percentuali rispetto al Nord.