Putin si dice pronto a negoziare ma continua a martellare l’Ucraina

Putin si dice pronto a negoziare la fine delle ostilità ma intanto continua a martellare l’Ucraina senza pietà

Putin si dice pronto a negoziare ma continua a martellare l’Ucraina

Complice l’attenzione della comunità internazionale tutta concentrata sul conflitto mediorientale, la Russia di Putin continua la sua poderosa – e indisturbata – offensiva lungo tutta la linea del fronte. Un’avanzata che ha portato alla conquista del villaggio di Novonikolaevka, nella regione di Donetsk, e che – come accade ormai da oltre tre anni – è stata accompagnata da pesanti bombardamenti su tutto il territorio ucraino. Una guerra che sembra lontana dall’epilogo, soprattutto a causa del crescente disimpegno americano, che da settimane rinuncia a fare pressioni sul Cremlino.

Ma per Vladimir Putin, la guerra potrebbe concludersi da un momento all’altro, se anche Volodymyr Zelensky lo volesse. Proprio per questo lo zar, parlando da San Pietroburgo, si è detto pronto a incontrare il presidente ucraino, anche se solo durante la “fase finale” dei negoziati per porre fine alla guerra. “Dobbiamo trovare una soluzione che non solo ponga fine al conflitto in corso, ma crei anche le condizioni per impedire che situazioni simili si ripetano a lungo termine”, ha dichiarato Putin. Lo stesso ha poi aggiunto di essere “pronto a incontrare tutti, Zelensky compreso”, anche se a suo dire si tratta di un “leader illegittimo”, spiegando che a Mosca “non interessa chi negozia, anche se fosse l’attuale capo del regime”, perché l’obiettivo è porre fine alla guerra.

Un’apertura alla soluzione diplomatica che andrà verificata nei fatti, visto che il Cremlino in passato ha più volte rilasciato dichiarazioni simili, salvo poi tirarsi indietro al momento di tradurle in azioni concrete. Quel che è certo è che l’eventuale trattativa – sempre secondo il leader russo – dovrà tenere conto che “la situazione sul campo di battaglia è cambiata e l’Ucraina deve accettare la realtà odierna”, che vede “le regioni Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia” – soltanto in parte occupate dai soldati russi – “come parte integrante della Federazione Russa”.

La risposta di Kiev alle parole di Putin

Le parole dello zar sono state commentate su X da Andrii Sybiha, ministro degli Esteri ucraino, che ha accusato la Russia di continuare a raccontare frottole:
“Sono passati esattamente 100 giorni da quando la Russia ha respinto la proposta per un cessate il fuoco. Cento giorni di manipolazioni russe e occasioni mancate per porre fine alla guerra. Cento giorni durante i quali la Russia ha intensificato il terrore contro l’Ucraina invece di porvi fine”.

Al contrario, conclude Sybiha, “l’Ucraina rimane impegnata per la pace. Purtroppo, la Russia continua a scegliere la guerra, ignorando gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine alla violenza. È ora di agire e costringere la Russia a raggiungere la pace. Una pace ottenuta con la forza, attraverso sanzioni più severe e un maggiore sostegno alle capacità dell’Ucraina”.

L’effetto delle sanzioni travolge l’economia russa

Proprio le sanzioni, dopo quasi tre anni di conflitto, sembrano iniziare a esercitare una forte pressione sull’economia russa. A dirlo, però, non sono leader o media occidentali, ma lo stesso ministro dell’Economia russo, Maxim Reshetnikov, che, intervenendo al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, ha dichiarato che il Paese sta attraversando una fase delicata: “Secondo le sensazioni attuali delle imprese e degli indicatori economici, mi sembra che siamo già sull’orlo della recessione. Sull’orlo del baratro”, ha spiegato Reshetnikov.

Dati alla mano, sempre secondo il ministro, questo mese la Russia ha tagliato i tassi di interesse per la prima volta dal 2022, portandoli dal 21% al 20%, nel tentativo di alleggerire i costi dei prestiti. Una misura emergenziale che, tuttavia, rischia di arrivare troppo tardi, visto che da mesi le imprese russe denunciano che i tassi elevati soffocano gli investimenti e frenano la crescita economica.