Vladimir Putin aveva promesso una “dura rappresaglia” per vendicare gli attacchi ucraini che hanno distrutto una quarantina di bombardieri strategici in Siberia e, purtroppo, così è stato. Durante la scorsa notte, l’intera Ucraina – inclusa la capitale Kiev – è stata presa di mira da uno stormo di ben 407 droni da combattimento, accompagnati da 44 missili. Un raid spaventoso, il più grande dall’inizio del conflitto, in cui hanno perso la vita almeno quattro persone, mentre altre 49 risultano ferite.
A fare il punto su quanto accaduto è stato il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, secondo cui “diversi incendi sono scoppiati in numerosi quartieri a seguito dei bombardamenti, che hanno colpito anche un edificio residenziale, un’infrastruttura civile e un hangar. I bombardamenti hanno inoltre danneggiato i binari ferroviari nella regione di Kiev. Diversi attacchi hanno avuto luogo anche contro la città di Lutsk, nell’Ucraina occidentale, e nella regione di Ternopil, ferendo cinque persone”.
Ben più dure e dirette le dichiarazioni di Volodymyr Zelensky, che ha chiesto agli alleati di “agire con decisione” davanti all’ennesimo “attacco su larga scala alle città e alla vita quotidiana”. “Hanno colpito quasi tutta l’Ucraina: nelle regioni di Volinia, Leopoli, Ternopil, Kiev, Sumy, Poltava, Khmelnytsky, Cerkasy e Cernihiv” – ha proseguito il presidente ucraino, spiegando che “alcuni missili e droni sono stati abbattuti, ma purtroppo non tutti”. A suo dire, “la Russia deve essere ritenuta responsabile per questo brutale attacco. Ora è il momento in cui l’America e l’Europa, insieme, si decidano a fermare questa guerra facendo pressione sulla Russia. Se qualcuno si chiama fuori, è complice” di Vladimir Putin.
Putin si vendica di Zelensky e mette a ferro e fuoco l’Ucraina
Un appello che è stato letteralmente ignorato dal presidente americano Donald Trump, il quale si è limitato a dire che “potrebbe essere meglio lasciare che Ucraina e Russia litighino e combattano per un po’ prima di separarle” e procedere verso la pace, proprio come si fa “con i bambini”.
Parole che sono riuscite a far innervosire tutti: da Zelensky ai leader europei, fino a Putin. Ed è proprio dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che è arrivata la risposta più dura: “Questa non è una lite infantile. Per noi è una questione esistenziale, che riguarda i nostri interessi nazionali, la nostra sicurezza, il nostro futuro e quello dei nostri figli, il futuro del nostro Paese”.
Poi, entrando nel merito della rappresaglia sferrata sull’Ucraina, il Cremlino ha voluto mettere i puntini sulle i, spiegando che durante il “massiccio attacco” sono stati “presi di mira soltanto obiettivi militari, in risposta agli attacchi terroristici ucraini dei giorni scorsi”. Insomma, secondo Mosca, sarebbero false le dichiarazioni provenienti da Kiev, secondo cui l’attacco avrebbe colpito anche edifici e strutture civili.
Trump è furioso e pensa di abbandonare l’Ucraina al proprio destino
Quel che è certo è che la guerra, a dispetto delle promesse di Trump, sembra destinata a durare ancora a lungo, complice l’ostinazione sia di Zelensky sia di Putin, che non sembrano interessati a far tacere le armi. Una situazione che, secondo quanto riporta The Atlantic, starebbe provocando forte irritazione nel presidente americano, che – nel giro di poche ore – ha prima espresso pubblicamente frustrazione per la mancata disponibilità di Putin a concludere il conflitto, e poi si è detto preoccupato per l’escalation causata dal blitz ucraino contro i bombardieri russi e dalla conseguente rappresaglia di Mosca che ha messo a ferro e fuoco l’intera Ucraina.
Tutte ragioni che, sempre secondo The Atlantic, citando tre funzionari statunitensi, avrebbero spinto il tycoon a paventare con i suoi fedelissimi l’eventualità – ritenuta sempre più probabile – di porre fine al sostegno americano a Kiev, di fatto condannando l’ex repubblica sovietica alla sconfitta.