Rafah, altri 16 morti: nuovo raid israeliano, colpita anche la tendopoli al confine con l’Egitto

A Rafah non c'è pace, un altro raid colpisce la tendopoli nella città al confine con l'Egitto causando altri 16 morti

Rafah, altri 16 morti: nuovo raid israeliano, colpita anche la tendopoli al confine con l’Egitto

Sembra incredibile, ma mentre il mondo si indigna e condanna Israele per il brutale attacco sulla tendopoli dell’Unrwa a Rafah, costato la vita ad almeno 47 civili palestinesi, l’esercito dello Stato ebraico fa orecchie da mercante e sferra un altro pesante raid, sempre sulla stessa area umanitaria, causando altre 16 vittime. Non accenna ad arrestarsi la spirale di violenze nella Striscia di Gaza, anzi tutto sembra andare nella direzione opposta, visto che Tel Aviv ha annunciato che i suoi tank hanno preso posizione al centro della città al confine con l’Egitto, con una mossa che lascia presagire l’imminente avvio delle operazioni terrestri.

A Rafah non c’è pace, un altro raid colpisce la tendopoli nella città al confine con l’Egitto causando altri 16 morti

A dare notizia dell’ultimo raid aereo su Rafah è la rete TV Al Jazeera, secondo cui è stata colpita una struttura nella zona di al-Hashashin. “È una zona brulicante di tende e sfollati. All’improvviso un missile è caduto sull’edificio, costruito utilizzando alcuni blocchi di cemento e tubi metallici. Abbiamo visto gente per strada, sfollati e cittadini. Non c’erano combattenti o altro.

Era considerata una zona sicura”, ha affermato un testimone all’emittente qatariota. Un blitz che arriva proprio poche ore dopo che perfino la Casa Bianca, da sempre riluttante nel prendere posizione contro il governo di Benjamin Netanyahu, era arrivata a definire “devastante” e “straziante” l’attacco aereo notturno sferrato dalle Forze di Difesa Israeliane contro la tendopoli a Rafah.

“Israele ha il diritto di combattere Hamas, e comprendiamo che questo attacco abbia ucciso due terroristi di alto rango di Hamas responsabili di attacchi contro i civili israeliani, ma abbiamo affermato con chiarezza che Israele debba assumere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili”, si legge in una nota diffusa dal Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Una presa di distanza da parte di Joe Biden che per la stampa israeliana non è stata così netta come si pensa e, forse, proprio questo avrebbe spinto Netanyahu a ordinare il secondo attacco su Rafah.

Fermare l’orrore a Rafah e in tutta la Striscia di Gaza

Tra quanti hanno espresso una dura e incontestabile critica al governo di Tel Aviv per la barbarie nella città palestinese, spicca il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che su X ha scritto: “Condanno le azioni di Israele che hanno ucciso decine di civili innocenti che cercavano solo rifugio da questo conflitto mortale. Non esiste un posto sicuro a Gaza. Questo orrore deve finire”. Sulla stessa linea anche la Cina di Xi Jinping, che ha esortato Netanyahu “ad ascoltare la voce della comunità internazionale” e a “fermare la sua offensiva” sulla città in cui trovano riparo almeno 700 mila profughi.

Ma a far rumore è soprattutto la posizione dell’Unione Europea, riportata da Politico.eu, con i ministri degli Esteri dei Paesi membri che si sono impegnati, per la prima volta in assoluto, in una discussione “significativa” su possibili sanzioni contro Israele da emettere se Netanyahu dovesse continuare a non rispettare il diritto internazionale umanitario. Quel che è certo è che la situazione, come annunciato da settimane, si sta rapidamente trasformando in una carneficina.

Proprio per questo il ministero degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), in un comunicato stampa, ha spiegato che quanto sta avvenendo è “una prova che dimostra che la guerra dichiarata da Israele è contro i civili palestinesi”, anche perché “l’atroce massacro” che ha causato 47 vittime e che è stato bissato con un secondo raid costato la vita a 16 persone, si inserisce in un contesto in cui il sistema sanitario della Striscia di Gaza è quasi completamente collassato e gli aiuti umanitari, in particolare i medicinali, arrivano con il contagocce. Tutte ragioni per le quali l’Anp si appella alla comunità internazionale contro quello che definisce “un evidente genocidio” che “tutti i Paesi del mondo devono condannare”.