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Redazione

Rai, niente accordo sulle nomine: slitta il cda

Tutto rimandato per le nomine Rai. Dopo l'ennesimo scivolone su Delmastro, Petrecca rischia di perdere Rai Sport.

Pubblicato il 25 Febbraio 2025 di Andrea Sparaciari
Rai, niente accordo sulle nomine: slitta il cda

Niente Consiglio di amministrazione Rai il prossimo 27 febbraio. Ieri infatti la riunione – fondamentale per decidere le nomine apicali in azienda – è saltata. Per volontà della maggioranza. O meglio, a causa del mancato accordo tra le varie anime del centrodestra. Perché le caselle da sistemare, su “proposta” dell’Ad Gimpaolo Rossi, sono pesanti.

Petrecca fa saltare i piani di Rossi

A partire dalla direzione del Tg3, dove dovrebbe essere confermato Pierluca Terzulli, così come dovrebbe esserlo alla Tg3 regionale Roberto Pacchetti (quota Lega). Di area progressista anche Stefano Coletta, che dovrebbe prendere il coordinamento generi.

Ma il vero “problema” per la maggioranza di TeleMeloni (e quindi di Rossi) si chiama Paolo Petrecca, il cui approdo a RaiSport da RaiNews fino a pochi giorni fa sembrava sicuro. Poi c’è stato quel titolo sull’“assoluzione di Delmastro”, fake news trasmessa per due edizioni che ha lasciato numerosi strascichi. E lo stop a Petrecca ha riaperto i giochi, scatenando appetiti.

Il derby per Rai Sport

Così, per Rai Sport per esempio, si è aperto il derby tra Riccardo Pescante e Marco Lollobrigida, mentre per il coordinamento palinsesti se la giocano Maurizio Imbriale e Marcello Ciannamea (forte dei numeri stratosferici di Sanremo). A Rai Cultura dovrebbe approdare Angelo Mellone, mentre il meloniano Paolo Corsini dovrebbe restare agli Approfondimenti. Ma in gioco ci sono tutte le poltrone che contano, dalla radio a Rai Cinema, fino a Rai Pubblicità.

Un puzzle (tutto interno al centrodestra) che Rossi era riuscito faticosamente (quanto inutilmente) a comporre. Da qui la “pausa di riflessione” e lo slittamento del Cda. Se ne riparla il 6 marzo, forse.

I veti del centrodestra bloccano anche la nomina del presidente

E, naturalmente, su tutto rimane poi la questione delle questioni: la nomina del presidente di viale Mazzini. A quasi un anno dall’indicazione, Simona Agnes appare sempre più lontana dalla ratifica. Un vulnus che sta paralizzando non solo la commissione di Vigilanza, ma tutta l’azienda pubblica.

di Andrea Sparaciari

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