Reddito di cittadinanza: non tornano i conti del decreto Sostegni. Draghi ha sbagliato i numeri?

Nella relazione dei tecnici sul provvedimento tutti i buchi del governo. Sui vaccini e sui Covi Hotel. Ma anche sul Reddito di Cittadinanza

Reddito di cittadinanza: non tornano i conti del decreto Sostegni. Draghi ha sbagliato i numeri?

Tanto impegno, buoni propositi, ma conti non proprio precisi. Il che è tanta roba considerando che il governo in questione è quello presieduto da un economista del calibro di Mario Draghi. Eppure i tecnici del Servizio Bilancio del Senato, dopo aver analizzato nel dettaglio il famigerato decreto Sostegno, in un documento di oltre 146 pagine hanno evidenziato diversi dubbi su varie misure. Anche sul reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza: non tornano i conti del decreto Sostegni

Misure certamente non secondarie proprio nell’ottico del “sostegno” alla popolazione. Una su tutte? I fondi per acquistare i vaccini, tanto per dire. L’articolo 20 del decreto stabilisce un incremento di ben 2,8 miliardi di euro per l’acquisto dei vaccini per combattere e sconfiggere il Covid. Tutto bene fin qui, ovviamente. Peccato che, almeno a detta dei tecnici, ci siano troppi pochi chiarimenti sulla spesa prevista che – ed è un dubbio legittimo – potrebbe essere ancora più alta del previsto.

“Anche se l’onere è semplicemente equiparato all’incremento della dotazione del fondo – scrivono i tecnici di Palazzo Madama – si osserva tuttavia che, una volta generalizzato l’uso dei predetti farmaci, non sussistono strumenti efficaci per contenere la spesa entro i limiti previsti, qualora risultati migliori del previsto o un maggior numero di malati per cui le suddette terapie risultano indicate, determinassero un livello di utilizzo incompatibile con gli stanziamenti previsti”. In pratica, i fondi potrebbero essere insufficienti.

I numeri che mancano al governo dei migliori

Non solo. I tecnici contestano anche un altro aspetto: “Si osserva che la RT (la relazione tecnica allegata al decreto, ndr) non fornisce dati sui prezzi medi di acquisto e le quantità necessarie ancora da acquistare rispetto allo stanziamento già specificamente previsto in legge di bilancio per vaccini e farmaci anti Covid-19 (400 milioni previsti)”. In altre parole: già ci sono soldi stanziati, ne sono stati previsti altri ma non si sa neanche il costo singolo del farmaco per comprendere se i finanziamenti sono eccessivi o eccessivamente bassi.

Non va meglio per quanto riguarda l’articolo relativo ai 51,6 milioni stanziati per i cosiddetti “Covid Hotel”. La ragione? Ancora una volta dati mancanti. O, per dirla con i tecnici, quantomeno una “stima”. Nel dettaglio, secondo i tecnici non ci sono “elementi in base ai quali tale quantificazione è stata effettuata”, come ad esempio il numero dei dimessi guariti stabili ma ancora positivi; la percentuale di contagiati che necessita di essere accolta in strutture alberghiere; e ancora la tariffa media giornaliera di albergo. Insomma, “andrebbe chiarita la previsione di evoluzione dell’epidemia per i prossimi 4 mesi al fine di valutare il fabbisogno necessario e andrebbe fornito il costo storico mensile di tali strutture”.

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I calcoli sul Reddito di Cittadinanza

Calcoli basilari sembrerebbe, che nessuno pare abbia fatto. Ma non è tutto. Perché un dubbio di calcolo pare sorgere anche sul famigerato Reddito di cittadinanza. Se è vero che si apprezza l’incremento di un miliardo per foraggiare l’importante  provvedimento, è altrettanto vero che l’importo medio mensile del trattamento implicitamente ipotizzato  (500 euro) è in realtà “più basso della media degli importi erogati, pari a 583 euro secondo le ultime rilevazioni relative ai primi due mesi del 2021”.

Insomma, i fondi potrebbero non essere sufficienti. Per i tecnici chiarimenti sono necessari anche sulla norma, giusta, che prevede la sospensione (prima c’era la decadenza, ndr) dal Reddito per chi ha trovato lavoro per un massimo di sei mesi”. Non è chiaro però se “terminato il periodo massimo di sospensione, intervenga la decadenza oppure il ripristino dell’erogazione. Cosa, com’è facilmente intuibile, non di poco conto per le casse pubbliche.