Il voto sui cinque quesiti si avvicina. L’8 e 9 giugno si votano i referendum su cittadinanza e lavoro e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non cambia posizione. Anzi, torna ad attaccare provando così ad affossare i referendum. La presidente del Consiglio ribadisce che non ritirerà la scheda, non venendo così conteggiata per il quorum, e critica il quesito sulla cittadinanza, ma cerca anche di ridimensionare gli altri temi definendoli di fatto come una questione interna alla sinistra.
Intervenendo a ‘Il giorno de La Verità’, Meloni risponde sulla scelta di non ritirare le schede: “Ho detto che andrò al seggio perché sono un presidente del Consiglio e penso sia giusto dare un segnale di rispetto nei confronti delle urne e dell’istituto referendario”. Inoltre, la presidente del Consiglio dice che non condivide i contenuti e “come sempre nella storia, quando non si condividono c’è anche l’opzione dell’astensione”.
Meloni affossa i referendum
Meloni rivendica la sua scelta: “Nella storia della Repubblica italiana tutti i partiti hanno fatto campagne per l’astensione quando non condividevano i referendum, i diritti valgono per tutti. Non votare al referendum è un mio diritto, è un diritto di tutti dei lavoratori e dei non lavoratori solo di sinistra o dei lavoratori e non lavoratori che non sono di sinistra?”.
Per quanto riguarda il quinto quesito, Meloni si dice “contrarissima a dimezzare i tempi della cittadinanza: la legge sulla cittadinanza in Italia è ottima, tra l’altro molto aperta. Noi siamo da svariato tempo tra le nazioni europee che ogni anno concedono il maggior numero di cittadinanze. Cosa diversa è accelerare l’iter burocratico una volta che si ha il diritto per accedere alla cittadinanza: è una cosa che ci interessa e ci lavoriamo. Ma non contribuirò con il referendum a portare a cinque anni i termini per concedere la cittadinanza alle persone straniere in Italia”.
Meloni poi ributta la palla dall’altra parte, sostenendo che chi promuove i referendum è stato “al governo negli ultimi dieci anni: se la cantano e se la suonano da soli come dicono a Roma. Invece di spendere 400 milioni di euro”, secondo la presidente del Consiglio, avrebbero dovuto cambiare le leggi in Parlamento.