Ultime dal regime egiziano: uccisi i killer di Giulio Regeni. Sarebbe una banda di sequestratori. Il governo di Al Sisi sempre meno credibile

L'ultima versione che arriva dall'Egitto parla di una banda di sequestratori dietro la morte di Regeni. Uccisi i cinque componenti. Non ci crede nessuno

Sarà credibile la versione del governo egiziano che dice di aver catturato la banda colpevole dell’omicidio di Giulio Regeni? I dubbi sono tanti. Ieri sera la notizia della presunta svolta con un comunicato del ministero dell’Interno egiziano che spiegava di aver ucciso una banda specializzata in rapine e sequestri nei confronti di stranieri. Cinque componenti che sarebbero dietro l’uccisione di Regeni; aggiungendo che in casa di familiari di un componente della banda è stato trovato il passaporto ed altri documenti del ricercatore friulano.  E’ stato il sito del quotidiano filogoverativo Al-Ahram, citando una fonte del ministero dell’Interno egiziano, a scrivere per primo che la banda “è dietro all’uccisione dell’italiano Giulio Regeni”. Così all’improvviso dall’Egitto vorrebbero farci credere la risoluzione del caso Regeni. Una verità a cui i nostri inquirenti credono poco. I dubbi, e pure molti, rimangono dietro la morte del giovane ricercatore friulano sparito la serata del 25 gennaio.

RIAPPAIONO I DOCUMENTI – Il comunicato del ministero riferisce che “i servizi di sicurezza hanno trovato nell’appartamento un ‘handbag’ rosso sul quale è stampata la bandiera italiana e all’interno c’è un portadocumenti di colore marrone nel quale si trova il passaporto recante il nome di Giulio Regeni, nato nel 1988, il suo documento di riconoscimento (ID) dell’università americana con la sua foto sulla quale c’è scritto in lingua inglese ‘assistente ricercatore’, il suo documento di Cambridge, la sua carta” di credito “Visa e due telefoni portatili”. I servizi di sicurezza “hanno trovato anche un portafogli femminile con la parola ‘love’ nel quale si trovano 5 mila sterline egiziane, un pezzetto di materiale scuro che potrebbero essere 15 grammi di cannabis, un orologio”. Nel comunicato del ministero dell’Interno egiziano si precisa che i documenti di Giulio Regeni sono stati trovati nella casa di una sorella di uno dei banditi uccisi. Per l’Italia non basta. Al Sisi ha promesso la verità. Che sembra ancora molto lontana. “Mi spiace, #iononcicredo. #REGENI. #Egitto. Non fermarsi a chiedere #veritapergiulioregeni”, scrive in un tweet l’ex premier Enrico Letta, riguardo alla pista della criminalità. Un’idea condivisa da molti.