Renzi sta sereno. Se rompe sulla prescrizione è il primo ad andare a casa. Conte prova a mediare

Forse già oggi o, comunque, entro questa settimana. Il premier Giuseppe Conte ostenta tranquillità e assicura che presto le forze di maggioranza torneranno a sedersi attorno al tavolo per sminare la questione che sta tenendo il governo in affanno. Ovvero la giustizia con il rebus prescrizione. Un tema non più rinviabile per via di alcuni appuntamenti cruciali in Parlamento. Al momento – in attesa che il governo trovi la quadra – è stato accantonato nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera l’articolo 8 del Milleproroghe. La renziana Lucia Annibali ha presentato un emendamento che sospende per un anno gli effetti della riforma Bonafede. Italia Viva ribadisce che, se non si dovesse trovare una via d’uscita, è pronta, in caso di insuccesso alla Camera, a riproporre la sua proposta al Senato dove i numeri sono diversi per la maggioranza rispetto a quelli di Montecitorio.

E c’è un’altra data cerchiata in rosso: il 24 febbraio in aula alla Camera approderà il testo del deputato di Forza Italia Enrico Costa che cancella la riforma Bonafede. “Che sia targato Costa o Fiano, il ddl che riporta la prescrizione a quanto scritto nella legge Orlando per noi va bene”, minaccia Ettore Rosato di Iv. Che si possa affidare al Parlamento il compito di risolvere il rebus è ipotesi che il presidente del Consiglio esclude: “Ci sto lavorando, c’è un tavolo che va avanti. Non mi piace parlare di prescrizione ma di riforma del processo penale dove c’è anche la prescrizione. Quello che mi preoccupa è accelerare i tempi della giustizia penale. In settimana fisserò un nuovo incontro per completare la riforma del processo penale. Sulla prescrizione troveremo una soluzione”.

Il premier conclude con un appello rivolto a tutte, nessuna esclusa, le forze politiche della sua maggioranza: “Invito tutti a non restare abbarbicati su petizioni di principio”. Ieri sono state abbinate alla pdl azzurra altre due proposte di legge: una del leghista Roberto Turri, di contenuto analogo a quella Costa, e una a prima firma Federico Conte di Leu. Quest’ultima introduce una prescrizione processuale, indicando tempi certi per le diverse fasi del processo. E prevedendo di fatto lo stop alla prescrizione in presenza di due sentenze di condanna. L’esponente di LeU si muove in linea con il lodo Conte contemplando la possibilità di limitare la riforma Bonafede solo alle sentenze di condanna. La mediazione di Conte prevedeva per gli assolti una sospensione di due anni e 6 mesi. Ma Renzi ha bocciato questa proposta. Così come ha minimizzato quella avanzata dai dem che prevede la sospensione per un orizzonte temporale complessivamente non superiore ai tre anni e 6 mesi.

La tensione rimane alta. Il senatore di Rignano continua a puntare il dito contro i suoi ex compagni di partito colpevoli di non difendere la legge del loro vicesegretario Andrea Orlando. E il Pd, con Walter Verini, chiede di passare dalle parole ai fatti. “Il punto vero è politico”, osserva il dem Alfredo Bazoli, secondo cui al di là degli emendamenti di Iv e della pdl Costa, “la questione tornerà, finché non ci sarà un accordo politico, ogni volta che ci sarà un provvedimento sulla giustizia”. E anche sul decreto intercettazioni fermo al Senato l’opposizione si starebbe organizzando per un emendamento che blocchi la prescrizione. Per i 5S parla il capogruppo Davide Crippa: “La riforma Bonafede è già in vigore e l’unica cosa di cui dovrebbe preoccuparsi la politica è la riforma del processo penale. No ai ricatti”.