Reporters Sans Frontières denuncia: “Ben 67 giornalisti uccisi in un anno, di questi il 43% è caduto sotto i colpi dell’Idf”

Secondo il nuovo rapporto di Reporters Sans Frontières, 67 giornalisti sono stati uccisi nell’ultimo anno. Quasi la metà delle vittime a Gaza

Reporters Sans Frontières denuncia: “Ben 67 giornalisti uccisi in un anno, di questi il 43% è caduto sotto i colpi dell’Idf”

Il nuovo rapporto annuale di Reporters Sans Frontières, diffuso il 1° dicembre, mette in fila numeri che suonano come un allarme ormai assordante: negli ultimi dodici mesi 67 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro. Una statistica che, da sola, basterebbe a raccontare la fragilità crescente della professione. Ma la lettura del dossier è ancora più dura: quasi l’80% delle vittime è caduto sotto i colpi di eserciti, gruppi paramilitari o reti criminali.

A pesare in modo particolare è il ruolo dell’Idf, l’esercito israeliano, ritenuto responsabile del 43% degli omicidi avvenuti nell’ultimo anno. Una percentuale impressionante, che si inserisce nel bilancio drammatico della guerra a Gaza. Dal 2023, ricorda Rsf, quasi 220 reporter sono stati uccisi nella Striscia, almeno 65 dei quali mentre erano chiaramente impegnati nel loro lavoro.

Rsf: 67 giornalisti uccisi in un anno, il 43% per mano dell’Idf

La violenza però non si ferma in Medio Oriente. Il 2025 è stato l’anno più letale degli ultimi tre per chi fa informazione in Messico, diventato il secondo Paese più pericoloso al mondo con nove morti. Quattro giornalisti hanno perso la vita in Sudan, due dei quali dopo essere stati rapiti dalle Forze di Supporto Rapido. Solo in due casi le vittime lavoravano fuori dal proprio Paese: il fotoreporter francese Antoni Lallican, ucciso in Ucraina da un attacco di droni russi, e il salvadoregno Javier Hércules, assassinato in Honduras.

Il rapporto, infine, fotografa anche lo stato delle carceri: la Cina resta la più grande prigione del mondo per giornalisti (121 detenuti), seguita da Russia e Myanmar. “L’odio per i giornalisti porta qui”, commenta il direttore generale di Rsf, Thibaut Bruttin. “Non sono vittime collaterali: vengono eliminati perché scomodi testimoni della storia”.