Riforma democratica dell’Ue. L’utopia (possibile) dei 5 Stelle. Nel programma salario minimo e lotta alla casta. La coalizione voluta da Di Maio però è un’incognita

L’appuntamento è per oggi pomeriggio alle 17,00 “fino a sera”, come annunciato da Luigi Di Maio. Contrariamente al suo amico-nemico di Governo, Di Maio non si tira indietro e chiude la campagna elettorale per le europee in Piazza della Bocca della Verità a Roma. La location sarà strutturata a mo’ di Italia a 5 Stelle ma, ovviamente, ridotta: “Ci sarà uno spazio Agorà in cui interverranno i Deputati e i Senatori del MoVimento 5 Stelle per raccontare, attraverso i temi cari al MoVimento, come stiamo portando avanti il cambiamento nel Paese.

Dopo le Agorà, a partire dalle 20.00, l’azione si sposterà sul palco grande, dove parleremo di Europa, attraverso i punti fondamentali dell’Europrogramma, insieme a Luigi Di Maio – si legge nel post di lancio dell’evento – alle 5 Capolista e a tutti i nostri candidati al Parlamento Europeo. Unitevi a noi, portate le vostre famiglie, passiamo insieme una giornata a 5 Stelle per parlare della rivoluzione a 5 Stelle e di come vogliamo portarla avanti anche in Europa. Per l’occasione verranno creati dei pullman da tutta Italia e prestissimo potremo dirvi di più. Intanto segnatevi la data sul calendario: il 24 maggio, tutti a Roma. Non ci fermiamo, dobbiamo Continuare per Cambiare. Anche in Europa”.

E già qui è palpabile una piccola-grande differenza: a differenza della Lega e di Matteo Salvini, Luigi Di Maio non vuole occupare tutta la scena e l’attenzione ma fare da traino ai candidati alle europee, tra volti noti (i vari Ignazio Corrao, Fabio Massimo Cataldo, Laura Agea, Tiziana Beghin) e meno noti (le 5 capolista). Ci sarà, tuttavia, un grande assente: Beppe Grillo che, a quanto risulta, non parteciperà all’evento, ormai – secondo le malelingue – in rotta di collisione con il vertice pentastellato e, soprattutto, dopo l’alleanza non gradita con la Lega.

IL PROGETTO. Sul palco, stando perlomeno agli annunci, non voleranno solo i soliti annunci da campagna elettorale, ma si parlerà concretamente di programma. E, a differenza del Carroccio, quello del Movimento cinque stelle è ben più noto e conosciuto, avendo questa campagna elettorale premiato i contenuti. Col fine di promuovere una nuova idea di Europa, condensata nei dieci punti di un manifesto programmatico. Una riforma, ha sottolineato più volte Di Maio, per cambiare profondamente, ma democraticamente, le istituzioni Ue. Il punto focale del programma, non a caso, è il desiderio di maggiore democrazia diretta e, dunque, una maggiore partecipazione dei cittadini, in pieno stile M5S.

E poi, esattamente sulla scia di quanto si sta facendo in Italia, uno dei primi obiettivi sarà il salario minimo europeo per tutti i lavoratori: “I diritti di chi lavora sono al primo posto. Stop alle delocalizzazioni, la manodopera deve avere lo stesso costo in tutta l’Unione Europea”, si legge nel programma. Affinché questo accada, però, è necessario investire per la crescita e frenare le politiche di austerity. E in questo, manco a dirlo, la simbiosi con la Lega è piena. Esattamente come hanno dimostrato le politiche portate avanti in Italia in fatto di Manovra. E ancora: redistribuzione e rimpatri; lotta all’evasione in Europa; e, infine, il taglio degli stipendi e dei privilegi dei commissari e dei parlamentari europei che, come denunciato più volte dal giornale, raggiungono cifre inverosimili.

NODO COALIZIONE. Resta, però, il nodo alleanze, ancora più intricato in casa Cinque stelle rispetto alla Lega. Gli alleati certi del Movimento sono quelli presentati lo scorso 17 febbraio dallo stesso Di Maio a Roma: Ivan Vilibor Sincic di Zivi Zid (Barriera umana), partito populista croato; Pawel Kukiz di Kukiz’15, movimento polacco; Karolina Kahonen, fondatrice di Liike Nyt (Movimento adesso) in Finlandia; Evangelos Tsiobanidis di Akkel (Partito dell’agricoltura e allevamento) della Grecia. Parliamo, però, di partiti politici dalla dubbia forza elettorale. E, dunque, esattamente come capitato dopo il voto politico del 4 marzo, non è escluso che il Movimento, con fare lievemente democristiano, formi gruppi parlamentari dopo il voto a seconda dei risultati e a seconda di chi avrà superato la soglia di sbarramento. D’altronde è esattamente quanto già fatto nel 2014 quando il Movimento entrò nell’Effd. Scenario, dunque, che potrebbe ripetersi. Con altri numeri, altra mentalità e altro peso specifico.