Riparte lo scontro sul Tap. Ora rischia lo stop in Abruzzo. Manca l’autorizzazione del ministero dell’Ambiente. Comitati per il No e grillini sul piede di guerra. Ma Snam rassicura

Una nuova Valutazione d’impatto ambientale (Via) per la centrale di Sulmona, in provincia dell’Aquila, e il metanodotto Snam. Lo chiedono a gran voce i movimenti schierati contro il progetto Rete adriatica, anaconda d’acciaio, legata al Tap (Trans Adriatic pipeline) che dalla Puglia percorrerà 687 km sino a Minerbio, in aree a massimo rischio sismico della dorsale Appenninica. Un’opera ritenuta necessaria per trasportare il gas dall’Azerbaijan fin dentro al cuore dell’Europa, grazie soprattutto alla spinta dell’impianto di compressione da costruire a Case Pente di Sulmona (Aq).

FRONTE DEL NO. Non si dà per vinto il fronte del no al progetto che insiste per una Valutazione ambientale strategica (Vas) dell’opera intera, sottoposta invece a 6 autorizzazioni, 5 per i tratti del metanodotto e una per la centrale di spinta per la quale mercoledì è partita l’istruttoria dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per la verifica dell’esercizio della centrale affinché si adottino le migliori tecnologie per limitarne l’impatto. “Un decreto Via ha validità 5 anni, ma per la centrale di Sulmona la Valutazione d’impatto ambientale rilasciata nel 2011, per un incastro normativo, ha durata illimitata eppure l’art. 28 del Testo unico Ambientale obbliga il ministero a riaprire la procedura in caso di novità.

Occorre premere anche sugli usi civici”, spiega Giovanni Diamante, ex assessore all’ambiente di Popoli (Pescara), il paese dove un tratto del metanodotto sprofonderà nel bacino imbrifero tra i più grandi d’Europa. Dal canto suo la Regione Abruzzo non ha perso tempo e ha già provveduto per il ricorso al Consiglio di Stato dopo la bocciatura del Tar Lazio che conferma la delibera del Consiglio dei ministri di gennaio 2018 (a Camere sciolte da dicembre 2017) con cui si supera il dissenso disponendo l’autorizzazione della centrale Snam.

TUTTI CONTRO IL GASDOTTO. “Le polveri uccidono ma il ministero dell’Ambiente non ha valutato la formazione di particolato secondario dalle emissioni della centrale Snam di Sulmona”, scrivono i medici per l’ambiente (Isde) in una relazione inviata al dicastero. Mercoledì con un sit in dinanzi al ministero i comitati hanno di nuovo protestato contro il progetto. In passato a manifestare c’era anche Gabriella Di Girolamo, oggi senatrice del Movimento 5 stelle: “La vertenza Snam è e resta sotto osservazione. Mi auguro che si possa intervenire quanto prima per dirimere una questione che da oltre 10 anni viene avversata da cittadini ed istituzioni locali”.

“Il cambio di passo sulle politiche energetiche parte dalle istanze territoriali. In questa fase – conclude Di Girolamo – l’autorità deputata ad essere audita ai tavoli per la conclusione della fase istruttoria dell’Autorizzazione Integrata Ambientale è il sindaco di Sulmona, autorità alla quale ribadisco la mia più stretta collaborazione al fine di darle massimo sostegno”. Chi si oppone all’opera spera di trovare una sponda anche nel nuovo esecutivo Conte.

 

SNAM PRECISA

In merito all’articolo “Il TAP rischia di bloccarsi sull’Appennino”, pubblicato sull’edizione cartacea de La Notizia del 10 settembre 2019, Snam precisa che i propri progetti in Abruzzo non sono correlati a TAP. Si tratta di iniziative distinte e non dipendenti l’una dall’altra. Il tracciato del gasdotto TAP approderà e terminerà in Puglia, mentre quella che nell’articolo è definita “anaconda d’acciaio” corrisponde in realtà a cinque metanodotti diversi e funzionalmente autonomi,interrati e sicuri, due dei quali sono già in esercizio da alcuni anni.

In Abruzzo, Snam ha in programma la realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno e di un impianto di compressione a Sulmona. Tutte le infrastrutture progettate da Snam hanno l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e la flessibilità del sistema energetico italiano.

Per quanto riguarda il presunto rischio sismico, Snam realizza infrastrutture del gas seguendo le più rigorose normative internazionali. In occasione dei principali terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi 40 anni, dal Friuli all’Irpinia, dall’Abruzzo all’Emilia, i metanodotti e gli impianti di compressione non hanno subito alcun danno e non si sono mai verificate interruzioni delle forniture.

Sul tema delle presunte emissioni di polveri degli impianti di compressione – e quindi anche di quello che sorgerà a Sulmona – precisiamo che i principali enti e istituti di ricerca nazionali e internazionali le considerano sostanzialmente nulle. Le turbine dell’impianto saranno in linea con le migliori tecnologie disponibili sul mercato e le emissioni verranno monitorate in continuo e comunicate agli enti di controllo, come già avviene per i 13 stabilimenti analoghi attivi in Italia.

Ricordiamo infine che nella Penisola sono in esercizio oltre 34.000 km di metanodotti e 13 impianti di compressione, che non incidono sulla qualità dell’aria delle zone interessate, né deturpano i paesaggi. Dopo aver posato le infrastrutture del gas, Snam provvede sempre ad effettuare accurate e capillari operazioni di ripristino ambientale, che riportano i luoghi alle loro condizioni originarie.

L’Ufficio Stampa
Snam