Rogo alla rimessa di Tor Sapienza. Sabotaggio d’addio alla Raggi. L’incendio di ieri ha molte analogie con quello di luglio al deposito di Grottarossa

La Procura di Roma che ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, in cui viene ipotizzato il reato di incendio.

Rogo alla rimessa di Tor Sapienza. Sabotaggio d’addio alla Raggi. L’incendio di ieri ha molte analogie con quello di luglio al deposito di Grottarossa

Prima il forte boato, poi le fiamme alte alcuni metri e infine la colonna di fumo che ha sovrastato la rimessa Atac di Tor Sapienza (leggi l’articolo). Un rogo violentissimo, divampato alle 4 di mattina di martedì, in cui sono stati letteralmente carbonizzati 26 autobus e su cui già indaga la Procura di Roma che ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, in cui viene ipotizzato il reato di incendio.

Un’inchiesta in cui – al momento – gli inquirenti non intendono escludere alcuna pista investigativa tanto meno quella del dolo. A far propendere per questa ipotesi è senza dubbio il fatto che l’incendio a Tor Sapienza ricorda molto da vicino quello dello scorso 20 agosto in cui è stata colpita la rimessa Atac di Grottarossa (leggi l’articolo), e quello di marzo 2020 in cui è andato in fiamme il deposito di via Candoni.

Sul tavolo dei magistrati restano anche l’ipotesi di una possibile svista o negligenza da parte di un dipendente dell’azienda che – forse per disattenzione – potrebbe aver involontariamente causato il rogo, come anche quella di un possibile guasto o malfunzionamento della vettura. Stando a una prima ricostruzione, il devastante incendio è iniziato in piena notte e sarebbe partito da un autobus guasto. Dopo pochi attimi le fiamme si sarebbero propagate a macchia d’olio, investendo i mezzi vicini per poi devastarli.

GRANDI PERPLESSITÀ. Sul posto sono subito intervenute le squadre dei vigili del fuoco che, dopo una battaglia durata alcune ore, sono riusciti a domare le fiamme. Si tratta di un copione già visto più volte a Roma e che, come sempre, solleva molti dubbi. A spiegare le numerose stranezze è il vicesindaco uscente, Pietro Calabrese, che con un lungo post su Facebook racconta: “Ennesimo incendio in un deposito Atac. Sviluppatosi in piena notte, ha distrutto oltre venti vetture, tutte con oltre 15 anni di esercizio, fra le ultime rimaste rispetto al programma di dismissione che abbiamo attuato grazie all’acquisto dei nuovi bus”.

Secondo il pentastellato, la vettura da cui si è originato il rogo “è un bus che non era programmato per il servizio. Era fermo e senza alcuna attività in corso, per cui tutti gli impianti erano completamente spenti, come il resto delle vetture coinvolte nell’incendio”. Proprio per questo, conclude Calabrese, “l’autocombustione di un bus completamente fermo, che provoca la distruzione di decine di bus, è un fenomeno che non si era mai verificato” e per questo si auspica che la Procura riesca “ad accertare le vere cause di questo ennesimo episodio ai danni di tutte le romane e romani”.

Il vicesindaco uscente, deciso a togliersi i sassolini dalle scarpe, ricorda anche che “abbiamo fatto di tutto per assicurare alla città un servizio decente con oltre 900 nuovi bus messi su strada in un solo mandato” e “ora vedremo cosa farà chi verrà dopo di noi e se questo fenomeno degli incendi che ha caratterizzato la nostra amministrazione continuerà ancora”.