Russificare i bambini ucraini. Putin lancia l’invasione degli affetti

Un decreto firmato due giorni fa dal presidente russo, Vladimir Putin, prevede la russificazione dei bambini ucraini.

Russificare i bambini ucraini. Putin lancia l’invasione degli affetti

Che la guerra mossa da Putin non sia solo un’avanzata nei territori ucraini ma miri a inglobare militarmente, economicamente, culturalmente l’Ucraina lo dimostra il decreto che Putin ha firmato due giorni fa e che prevede la russificazione dei bambini ucraini.

Un decreto firmato due giorni fa da Putin prevede la russificazione dei bambini ucraini

Dopo più di tre mesi di guerra più di un milione di ucraini risultano profughi in Russia. Che siano profughi volontari o bottino umano è difficile da sapere, inquinati come siamo dalla propaganda bellica. Di certo però secondo l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite parliamo di circa 200mila minori e di quasi 2mila minori non accompagnati, arrivati in Russia senza genitori e senza nessun famigliare.

Già quindici giorni fa una nota del Commissariato “per la protezione dei bambini presso la presidenza della Federazione Russa” aveva sperimentato un processo di adozione velocizzato nella regione di Mosca, a firma della commissaria Maria Lvova-Belova, ma il 30 maggio con un emendamento a una misura del 2019 Putin ha deciso che tutti i minori rimasti orfani o separati dai genitori siano “russificabili” con effetto immediato nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk e nelle regioni i Zaporizhzhia e Kherson al sud.

“Hanno il diritto di presentare domanda” di cittadinanza per i bambini – si legge nell’uzake – anche “i capi delle organizzazioni di accoglienza per orfani o minori non accompagnati” o i “capi di istituzioni educative”, oltre a “tutori” e “guardiani” dei piccoli. In altri termini entità ormai sotto il controllo di Mosca nelle città occupate – scuole, orfanatrofi, centri medici o centro sociali – possono decidere sulla futura nazionalità dei loro assistiti.

Il passo successivo potrà essere l’adozione da parte di una famiglia in Russia

Il passo successivo potrà essere poi l’adozione da parte di una famiglia in Russia stessa, come previsto dal Commissariato per la protezione dei bambini del Cremlino. Si tratta, in poche parole, di soggetti o enti controllati dalle autorità russe nei territori ucraini occupati (orfanotrofi, scuole, ospedali) che ora possono decidere la nazionalità dei bambini per poi darli in adozione ad una qualsiasi famiglia russa.

Si può dire che l’ennesimo saccheggio di Mosca, dopo il grano, che questa volta prevede i bambini come bottino di guerra da sventolare di fronte al mondo. È una forzatura per ricollocare i minori e educare nuove leve: i minori dovranno, infatti, prestare giuramento al Cremlino promettendo fedeltà a quello stesso regime che ha spazzato via la loro vita, le loro case e le loro famiglie.

Nei media russi si rilancia con grande fervore la possibilità che questi giovani “nuovi russi” (anche contro la loro volontà) potranno essere le nuove leve dell’esercito del futuro. Ci sarebbe da discutere di quale valore legale potrebbe avere un adozione che avviene come uno scippo, senza nessun consenso da parte del minore e soprattutto senza il consenso di chi lo rappresenta e senza un trasparente iter.

Il Permanent Bureau della Conferenza dell’Aja lo scorso 16 marzo hq pubblicato una nota informativa sulla protezione e l’adozione internazionale di minori ucraini privati dai genitori a cause della guerra in cui si dice che non possono essere dichiarati orfani e/o in condizioni di adottabilità.

“L’adozione in tempo di guerra è una inaccettabile violazione dei diritti dei bambini e delle bambine. Come è possibile, in tempo di guerra, verificare il reale stato di abbandono? Come si può essere certi che non vi siano legami affettivi significativi con persone che potrebbero prendersi cura di questi bambini e queste bambine?”, ha commentato Paolo Limonta, presidente di Ciai, Ma Putin non si ferma.