Salario minimo, sfiora i cinque milioni l’esercito dei sottopagati

La contrattazione collettiva non basta più. I vigilanti non armati hanno uno stipendio di circa 6 euro l’ora. L'intesa è stata rinnovata da poco da Cgil, Cisl e Uil.

Salario minimo, sfiora i cinque milioni l’esercito dei sottopagati

Carlo Bonomi continua a ripetere che il salario minimo non riguarda viale Dell’Astronomia. “Tutti i contratti siglati da Confindustria – dice il suo leader – sono sopra i 9 euro. Questo dimostra che la contrattazione collettiva è un valore aggiunto, si ottiene di più rispetto alla decretazione”. Poi punta il dito contro quei settori dove – accusa – si paga poco. Ovvero “commercio, servizi, cooperative e finte cooperative”.

“Si ha paura di dire chi paga poco perché quella è una base elettorale. Volete fare il salario minimo? Ma dite la verità”, ha insistito. Ma quanto il salario minimo sia fondamentale in Italia, e quanto la contrattazione collettiva non basti a garantire buste paga dignitose, lo ha già spiegato l’Istat attraverso qualche cifra: con la soglia a 9 euro, infatti, ci sarebbero 3,6 milioni di retribuzioni (per oltre 3 milioni di lavoratori) più alte di 804 euro l’anno.

Con un monte salari più ricco per 2,8 miliardi di euro. I contratti a bassa retribuzione non riguardano solamente i contratti pirata. Ci son diversi casi di lavoratori coperti da contrattazione collettiva che comunque non raggiungono la soglia dei 9 euro fissata dalla proposta di legge delle opposizioni. Per esempio parliamo dei 443mila lavoratori del manifatturiero, così come i 218mila del settore delle costruzioni. E parliamo spesso di contratti principali.

La contrattazione collettiva non basta più. I vigilanti non armati hanno uno stipendio di circa 6 euro l’ora. L’intesa è stata rinnovata da poco da Cgil, Cisl e Uil

Per esempio prendiamo il caso della vigilanza privata: Cgil, Cisl e Uil hanno da poco siglato il rinnovo e per i vigilanti non armati si prevede una retribuzione di circa 6 euro l’ora. L’Istat, come ricorda la Repubblica, segnala anche altre due categorie che risultano essere sotto la soglia: da una parte i lavoratori con contratti brevi (solo per una parte dell’anno) e dall’altra i contratti part-time (e in oltre metà dei casi è involontario).

In questi casi si arriva a parlare di lavoratori poveri e sono addirittura poco meno di cinque 5 milioni. L’Istat analizza poi i flussi Uniemens di Inps: nel 2021 si considera la soglia di 12.093 euro lordi annui per i lavoratori a bassa retribuzione. Ben 4,6 milioni di dipendenti sono al di sotto, il 30% del totale. La metà dei dipendenti a bassa retribuzione si trova nei servizi di alloggio e ristorazione, nel supporto alle imprese (soprattutto agenzie interinali e servizi di pulizia) e nei servizi alla persona.

I settori sotto i 9 euro l’ora spesso coincidono e sono il noleggio, le agenzie di viaggio, le attività artistiche, sportive e di intrattenimento, l’alloggio e la ristorazione. I lavoratori vulnerabili e poveri sono soprattutto le donne, i giovani under 30 e i dipendenti del Sud e delle Isole. Spesso a loro fanno capo famiglie povere, considerando che circa due milioni di loro sono genitori. E spesso sono scarsamente qualificati: addetti alle consegne, lavapiatti, addetti alle pulizie di esercizi commerciali, collaboratori domestici, braccianti agricoli, addetti alla ristorazione, baby sitter.

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