Salvare i risparmi dei cittadini ma punire i manager disonesti che hanno causato la crisi della Banca popolare di Bari. Si muoverà su due distinti binari, come illustrato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il decreto banche approvato a tempo di record dall’esecutivo Conte con un consiglio dei ministri di appena 90 minuti. Non c’è dubbio che con l’avvento del Movimento nel governo, la musica sia cambiata al punto che, senza timore di essere smentiti e come già visto con la vicenda del ponte Morandi, si sta faticosamente affermando il principio del “chi sbaglia paga”.
A spiegarlo è stato il leader pentastellato che ha preannunciato che “al Consiglio dei ministri è pervenuta una relazione della Banca d’Italia su tutti i controlli fatti negli ultimi anni” sulla banca Popolare di Bari e questa “sarà ovviamente al centro di una discussione e si potranno verificare i controlli fatti e se si poteva fare di più”. Ma nel decreto c’è molto di più, infatti “introdurrà uno strumento già presente in tutta Europa: la banca pubblica degli investimenti” che possa sostenere le imprese del Mezzogiorno. Si tratta di una soluzione rivoluzionaria per la quale il governo ha stanziato 900 milioni di euro per Invitalia con cui finanziare il Microcredito centrale così che questo, a cascata, acquisti quote della banca popolare di Bari.
TORNA IL SERENO. Sebbene il decreto banche sia stato approvato in un cdm lampo, non si può fare a meno di notare come non siano mancante anche le tensioni all’interno della maggioranza. Curiosamente queste si sono palesate più che sui contenuti del testo, sul quale effettivamente tutte le forze di maggioranza avevano ben pochi appunti da muovere, quanto sul titolo del decreto in cui si faceva elusivamente riferimento, nella sua prima stesura, alla realizzazione di una banca di investimento senza menzionare il “salvataggio” della popolare di Bari. Tanto era bastato a mandare su tutte le furie Italia Viva con in prima linea il ministro delle politiche agricole e alimentari, Teresa Bellanova, che durante il Cdm aveva battuto i pugni chiedendo che questa incredibile svista venisse corretta.
Così dopo una lunga discussione, il titolo cambia ma non come chiede Italia Viva e diventa: “Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento”. Eppure nemmeno questo titolo sembra andar a genio ai renziani che preannunciano battaglia salvo poi cambiare idea, nel tardo pomeriggio di ieri, direttamente per bocca del segretario Matteo Renzi che, senza lesinare una stoccata al Movimento, ha dichiarato: “Quando c’è una banca in crisi, si salvano i risparmiatori. Noi su questo non abbiamo cambiato idea. Lo hanno fatto altri: la nostra responsabilità è più grande della loro ipocrisia”.
BANKITALIA NELLA BUFERA. Intanto nella crisi della popolare di Bari, è spuntato anche un giallo. Si tratta della nomina, fatta da Bankitalia del governatore Ignazio Visco (nella foto), di Antonio Blandini a Commissario della Popolare di Bari. Un nome che ha mandato su tutte le furie il Movimento perché: “Bankitalia ha scelto come commissario il professore universitario che, in passato, era stato indicato dalla stessa autorità come membro del comitato di sorveglianza nel commissariamento di Tercas (la Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo). Ci si chiede come Blandini possa valutare, con oggettività, i problemi arrecati ai conti della BpB dalla fusione con Tercas”. Proprio quest’operazione, infatti, sarebbe alla base di gran parte dei problemi della Banca popolare di Bari.