Salvati i soldi degli insegnanti

di Vittorio Pezzuto

E se invece di twittare (che fa tanto fico e smart) i nostri ministri tecnici tornassero a impratichirsi sull’Abc del buon governo e cioè a studiarsi a fondo i provvedimenti, a tenere sotto controllo i processi burocratici e a ricordarsi cos’hanno approvato? Domanda banale ma inevitabile, dopo la storica figuraccia confezionata da Fabrizio Saccomanni e Maria Chiara Carrozza. Perché a ledere il residuo prestigio dell’esecutivo Letta stavolta non è soltanto un provvedimento ai limiti dell’assurdo – la richiesta di recupero retroattivo (in ‘comode’ rate da 150 euro lordi al mese) degli scatti stipendiali per il 2013 rivolta lo scorso 27 dicembre a tutto il personale della scuola – ma soprattutto l’acclarata incomunicabilità dei ministri delle Finanze e dell’Istruzione sia tra loro sia con i rispetti apparati burocratici. Non è infatti bastato che ieri mattina, pressato dalle proteste di sindacati e politici (in primis Matteo Renzi), il premier Enrico Letta abbia stoppato il provvedimento. Il fronte delle polemiche si è infatti ulteriormente allargato di fronte allo spettacolo sconcertante di due ministri ignoranti («Tra Natale e Capodanno sono stati presi questi provvedimenti per inerzia amministrativa senza comunicare ai ministri competenti che cosa stava avvenendo» è riuscita a dichiarare la Carrozza) e di una dirigenza allo stato brado che provava a rimpallarsi le responsabilità sull’accaduto.
Dai piani alti di via XX Settembre è stata infatti diramata una nota durissima all’indirizzo del Ministero dell’Istruzione, accusandolo di essere l’unico artefice del provvedimento e di non aver mai formulato alcuna obiezione né ipotesi di interventi alternativi nonostante fosse stato informato fin dall’inizio di dicembre che il Mef avrebbe proceduto al recupero forzoso delle somme: «Il calcolo delle retribuzioni, l’emissione dei cedolini e i successivi flussi dei pagamenti al personale scolastico – si leggeva – viene effettuato dal Mef quale mero esecutore sulla base della legge vigente e delle indicazioni ricevute dal Miur. Il Miur, in quanto titolare del rapporto di lavoro con il personale scolastico, ha sempre gestito la questione del blocco degli scatti di anzianità». A quel punto la Carrozza ha maldestramente cercato di sedare la polemica: «Questo comunicato non so chi l’ha fatto, non lo ho neanche letto» ha commentato, forse pensando che quello dell’ignoranza sia un vezzo adatto a un ministro dell’Istruzione. Quindi ha lanciato la palla in avanti: annunciando un’indagine interna, buttandola sul filosofico («La percezione su chi è realmente responsabile nella pubblica amministrazione non c’è mai, non si sa mai chi è stato e dove è il problema» e precisando che il problema va ancora risolto tecnicamente, «considerato che nel 2012 sono ancora a credito quelli che devono ricevere gli scatti di anzianità; e poi affrontare il tema del governo della scuola ad un livello normativo e di gestione: non è pensabile che da una parte si decidono le cose, dall’altra come e quando si pagano gli stipendi».

Anche il Pd attacca il governo
Sarà pure, ma la vicenda è a tal punto imbarazzante da compattare per una volta tutta la politica. Quelle della Carrozza non sono altro che «lacrime di coccodrillo», sostiene Valentina Aprea, ex sottosegretario azzurro all’Istruzione. «Mi chiedo ancora dove fosse quando il Consiglio dei ministri a settembre assunse questa decisione» attacca. E di «una sindrome Tafazzi» nel governo parla anche la senatrice Isabella De Monte, membro della direzione del Pd. E mentre la forzista Mara Carfagna parla di «ridicolo al potere», la sua collega di partito Sandra Savino equipara gli insegnanti agli esodati: «Le ‘piccole’ distrazioni dei cosiddetti tecnici al Governo, che tutto dovevano insegnare agli altri, salvo poi incappare in figuracce che si ripercuotono con grave danno sulla vita dei cittadini italiani». Anche perché la Cgil in serata ha lanciato un nuovo allarme: resta irrisolto il nodo dei soldi relativi alle posizioni economiche del personale Ata, pari a circa 50 milioni di euro. «Siccome c’è stato il blocco degli stipendi e questi compensi si configurano come aumento degli stessi – spiegava il segretario generale Domenico Pantaleo – allo stato attuale delle cose, dovranno essere restituiti».