Chiedere alla procura di Milano un parere “preventivo” sull’operazione vendita dello stadio di San Siro. Così come era stato fatto dal Comune la settimana scorsa con la Corte dei Conti. Secondo fonti qualificate consultate da La Notizia, è l’idea che Milan, Inter e sindaco Beppe Sala starebbero considerando seriamente, sebbene una tale procedura “preventiva” non sia contemplata da nessun codice degli appalti.
L’incontro Milan-Forza Italia
A illustrare il piano ai consiglieri comunali di Forza Italia, sarebbero stati due giorni fa il presidente del Milan, Paolo Scaroni e Giuseppe Bonomi presidente di SportLifeCity, società posseduta dal Milan stesso, durante una video-chat organizzata per discutere della vendita di San Siro. Durante l’incontro Scaroni e Bonomi avrebbero inoltre chiesto ai consiglieri forzisti di votare a favore della vendita oppure di astenersi (uscendo dall’aula).
Impossibile il parere preventivo dei magistrati
Quello dei due manager, comunque, è un piano difficilmente realizzabile, visto che la procura – così come la Corte dei Conti – ha un fascicolo aperto proprio sulla vendita. Inoltre non spetta certo ai magistrati (di qualunque tipo) fornire “patenti” di congruità su alienazioni pubbliche, decise dalla politica.
Del resto, se giunta e consiglieri comunali ritengono che i 171 milioni pattuiti per la vendita di Stadio di San Siro e aree limitrofe siano un prezzo “congruo”, non si comprende perché debbano ottenere un ok preventivo dai magistrati. Se invece ritengono che il prezzo li possa esporre al pericolo di un possibile danno erariale e di un’indagine penale, si fermino e ricontrattino il prezzo.
Il primo processo alle torri-fantasma entra nel vivo
Intanto ieri al palazzo di Giustizia si è celebrata l’udienza del processo per abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso su Torre Milano, grattacielo di 24 piani per 83 metri d’altezza in via Stresa (zona Maggiolina), a carico di otto imputati, tra imprenditori e tecnici, ma anche funzionari e dirigenti o ex dirigenti del Comune, come Giovanni Oggioni, già componente della Commissione paesaggio e che era finito ai domiciliari anche per corruzione in un altro filone delle tante indagini.
La consulente dei pm: “Realizzata senza considerare i carichi urbanistici”
Nella testimonianza resa in aula l’ex docente di architettura a Venezia Chiara Mazzoleni, consulente dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e Tiziana Siciliano, ha dichiarato che nella realizzazione del grattacielo non ci si è “preoccupati di dimostrare l’adeguatezza delle reti” come la “fognatura” agli “effetti del cambiamento climatico”.
La torre era stata autorizzata con una Scia come “ristrutturazione edilizia” dopo la totale demolizione e ricostruzione dei due edifici precedenti di 2-3 piani e realizzata senza piano attuativo con recupero in altezza e “fuori terra” delle superfici e dei volumi di “seminterrati” abusivi già “oggetto di condono edilizio”.
Ai costruttori uno “sconto” milionario grazie alla Scia
Per la consulente, “non c’erano i presupposti né per la ristrutturazione edilizia, né per l’utilizzo della Scia”, che avrebbero offerto ai costruttori Stefano e Carlo Rusconi (imputati) “vantaggi molto significativi” in termini di volumi, altezze e oneri di urbanizzazione”. Secondo la consulente, al grattacielo sarebbe stata applicata una “riduzione” sugli “oneri” di urbanizzazione per circa 1,2 milioni di euro e i costruttori avrebbero dovuto pagare cifre “3 volte superiori”.
In particolare, è stato concesso uno “sconto” su “oneri” e “riduzione degli standard” che ha portato a monetizzare 1757 mq di superficie al ‘prezzo’ di 306,16 euro/mq, per un contributo complessivo di 530.578,8 euro. Un valore “del tutto inadeguato” alle “dinamiche del mercato immobiliare” di Milano, si legge nel documento depositato nel processo e redatto utilizzando come parametro i “valori delle aree edificabili” ai fini tributari dell’ultimo anno in cui era in vigore l’ICI nel 2010 e non del 2018 quando è stata effettivamente presentata la pratica edilizia per il grattacielo di piazza Carbonari. Per quell’anno “la tabella riporta valori che in relazione alle destinazioni urbanistiche vanno da 1.092,10 a 985,40 euro/mq“, scrive la consulente.
Nella sua testimonianza, Mazzoleni si è concentrata poi sull’assenza del piano attuativo. Sarebbe servito “a permettere le connessioni del nuovo intervento con l’esistente” e a tarare le “dotazioni di spazi, servizi e infrastrutture” all’elevato “carico urbanistico” del grattacielo stimato in “320 abitanti potenziali”.
“Non si può pensare – ha detto – che anche in un’area pienamente urbanizzata” di una “città esistente come Milano” sia “attrezzata per un carico così rilevante, non solo per i servizi ma per esempio per le infrastrutture”. “Non mi posso sempre collegare alle infrastrutture esistenti”, ha aggiunto la consulente che per la Procura si occupa di altre tre indagini per abusi edilizi (via Cancano, Scalo House, e via della Zecca Vecchia).
Degenerazione urbanistica dovuta alla determina del 2018 di Oggioni
La docente dello Iuav si è poi concentrata sull’utilizzo allo strumento semplificato della Scia alternativa al permesso di costruire convenzionato che era la iniziale richiesta dei costruttori. “Si è trasformata nel corso del procedimento”, ha detto e in particolare dopo il 31 maggio 2018 con la “determina” firmata dagli ex dirigenti del Comune di Milano (imputati), Franco Zinna e Oggioni. Un “passaggio” che “non sarebbe possibile per il tipo di intervento”, ha spiegato, che “richiedeva un rapporto negoziale con l’amministrazione pubblica soprattutto sul carico urbanistico” ed “è invece diventata un’autocertificazione con una determina dirigenziale”.