Sanità, Castellone: “La prima emergenza in Italia sono le liste d’attesa”

La vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone (M5S): "Necessario garantire a tutti l'accesso alle cure".

Sanità, Castellone: “La prima emergenza in Italia sono le liste d’attesa”

Mariolina Castellone, esponente del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Senato, il governo sta davvero smantellando il Servizio sanitario nazionale?
“Stiamo andando in quella direzione, perché abbiamo già migliaia di medici che hanno lasciato il Servizio sanitario pubblico per andare a lavorare nel privato negli anni scorsi e l’allarme lanciato dal presidente dell’Ordine dei medici ci dice che altri 10mila medici sono pronti a farlo. Se non si investe nell’assunzione del personale, dando risposte concrete a quelli che abbiamo chiamato eroi durante la pandemia ma che poi sono sottoposti a turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa, la conseguenza è che il servizio pubblico verrà sempre più depauperato. Il ministro Schillaci ha provato a ridurre l’utilizzo dei gettonisti, limitandoli solo al pronto soccorso, ma poi il governo è tornato sui suoi passi e ha aperto all’utilizzo dei gettonisti anche in altri reparti. Questo determinerà una ulteriore fuga di medici dal Ssn”.

Il Def ha certificato un taglio alla sanità, con un ritorno ai livelli pre-pandemia…
“In realtà si scende a livelli persino più bassi, perché prima della pandemia, ovvero nel 2019, investivamo il 6,4% del Pil nella spesa sanitaria. Mentre nel Def per il 2024 la previsione di spesa è del 6,3%%, che scende al 6,2% nel 2025. Eppure in campagna elettorale anche le forze che oggi governano dicevano che bisognava raggiungere l’8% del Pil, che è la media degli altri Paesi europei. Soldi che servono soprattutto per assumere personale sanitario, perché oggi abbiamo 17 miliardi di euro investiti nella missione 6 del Pnrr per le infrastrutture e l’innovazione tecnologica, però questi fondi non possono essere utilizzati per le assunzioni di personale”.

La riforma dell’Autonomia rischia di amplificare le differenze tra le Regioni in ambito sanitario: si rischia un esodo sanitario?
“In realtà è già così, oggi spendiamo 5 miliardi all’anno di migrazione sanitaria. Proprio ieri mattina, quando si discuteva in commissione del disegno di legge Calderoli, ho fatto notare questo: i dati di Svimez, ma anche di Gimbe, ci dicono che da quando è stato riformato il Titolo V i divari in sanità sono aumentati. I 400-500 euro in meno di spesa sanitaria all’anno per un cittadino che vive al Sud vogliono dire meno cure, meno diagnosi, più malattie diagnosticate tardi e meno possibilità di cura”.

Per le liste d’attesa i tempi ormai sono drammatici, come si può rimediare?
“Io ho detto più volte che se c’è un’emergenza in questo momento nel nostro Paese è proprio quella delle liste d’attesa. Forse questo governo, che continua a proclamare emergenze e nominare commissari, potrebbe pensare a un commissario per gestire le liste d’attesa. Perché dire ad un cittadino che potrà fare una visita tra mesi, vuol dire toglierli la possibilità di curarsi e magari di salvarsi. Altra emergenza è il rafforzamento della medicina territoriale per fare da filtro agli ospedali. Cosa che durante la pandemia certamente è mancata”.

Come si risolve la fuga dei medici verso il privato? È solo una questione di stipendi?
“Serve partire da una programmazione che oggi, anche nella formazione degli specialisti, è totalmente mancata. Spesso sentiamo dire che mancano i medici, ma mancano soprattutto gli specialisti in determinate discipline perché in questi anni non abbiamo avuto uno strumento di programmazione per capire quali sono gli specialisti che servono per rispondere al fabbisogno di salute della popolazione. Oggi mancano i medici del pronto soccorso, i medici delle cronicità, i medici del territorio. Noi avevamo previsto una struttura di programmazione tra Agenas e osservatorio scuole di specializzazione ma sapete cosa è successo nel decreto Pa appena votato in Senato? Anziché fare i decreti per attuare questa legge, il ministro dell’Università l’ha cancellata trasferendo i poteri e le risorse stanziate ad una direzione del ministero, andando quindi contro la volontà del Parlamento che aveva approvato la legge”.

Il 24 giugno la Cgil scenderà in piazza proprio per difendere la sanità pubblica, il Movimento 5 Stelle parteciperà?
“Noi l’abbiamo annunciato già qualche giorno fa: saremo certamente in piazza e crediamo che in questo momento tutte le forze progressiste debbano unirsi in questa battaglia, insieme al mondo dell’associazionismo e ai cittadini che devono difendere il nostro Servizio sanitario nazionale, che deve continuare ad essere il più bello, equo e accessibile del mondo. Garantendo a tutti i cittadini, su tutto il territorio nazionale, lo stesso diritto di accesso alle cure. Perché difendere il Servizio sanitario nazionale significa difendere la salute che è il bene più prezioso che abbiamo”.