Sanità, Zuccalà: “Sanità laziale nel caos tra carenza di medici e pronto soccorso in tilt”

Parla il consigliere regionale del Lazio, Adriano Zuccalà: "Situazione critica già prima di Tivoli".

Sanità, Zuccalà: “Sanità laziale nel caos tra carenza di medici e pronto soccorso in tilt”

Adriano Zuccalà, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio, in questi giorni ha presentato con Alessandra Zeppieri un’interrogazione sul Nuovo ospedale dei Castelli romani per la mancanza di posti letto e di un pronto soccorso efficiente: quali sono i problemi che segnalate?
“Sto seguendo la vicenda insieme alla collega Alessandra Zeppieri (Polo Progressista) da diverso tempo. La nascita del NOC era legata a due elementi fondamentali: 347 posti letto e un DEA di I livello. Non solo gli accordi non sono mai stati rispettati ma nel frattempo le esigenze del territorio sono cambiate: si dovrebbe ormai prevedere un DEA di II livello e almeno 360 posti letto per un ospedale che copre un ampio territorio, dai Castelli Romani fino al litorale. I continui tagli alla sanità pubblica, oltretutto, non fanno che andare ad incidere negativamente mentre noi vorremmo un ospedale che sappia rispondere prontamente ai bisogni di cura dei pazienti e delle pazienti e su cui si investa per un ampliamento delle specialistiche presenti”.

Cosa chiedete al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: cosa deve fare concretamente, a vostro avviso, per questo ospedale?
“Il presidente Rocca deve dare risposte concrete ai cittadini, comitati e associazioni che denunciano malfunzionamenti e tempi di attesa intollerabili. Chiediamo che nella ridefinizione della rete ospedaliera regionale sia previsto per il Nuovo ospedale dei Castelli romani più personale al pronto soccorso, 360 posti letto e tutte le prestazioni specialistiche che erano garantite dagli ospedali di Albano Laziale, Genzano e Ariccia, oggi chiusi”.

La situazione dei pronto soccorso a Roma, soprattutto nel quadrante sud-est dopo l’incendio dell’ospedale di Tivoli, è diventata critica: è una condizione che era inevitabile o ci sono responsabilità dipendenti dalla gestione della sanità laziale?
“La situazione era critica già prima della tragedia di Tivoli. In questi mesi ho avuto modo di visitare gli ospedali della regione e incontrare il personale medico e sanitario. Il quadro è compromesso dalla strutturale carenza di medici che non scelgono più di lavorare negli ospedali, visto l’enorme carico di lavoro e responsabilità a fronte di stipendi poco competitivi. Tutto questo si traduce in pronto soccorso al collasso, sovraccarico di pazienti e turni massacranti, una situazione che richiede un intervento immediato con investimenti importanti nella sanità pubblica per garantire ai medici condizioni di lavoro adeguate e alla cittadinanza un servizio accessibile ed efficiente. Quello che abbiamo visto finora sono stati invece finanziamenti alla sanità privata e un progressivo smantellamento di quella pubblica”.

Proprio ieri il presidente Rocca ha presentato le nuove misure regionali in materia sanitaria dopo l’incendio dell’ospedale di Tivoli: a suo giudizio sono sufficienti?
“È inevitabile intervenire in urgenza per sopperire alla carenza di posti letto con l’ospedale di Tivoli chiuso. Attendiamo l’esito delle indagini e siamo uniti nel cordoglio alle famiglie e nel dolore per ciò che è accaduto e che non doveva accadere. Chiediamo che si proceda a una ricognizione dei sistemi antincendio di tutte le strutture ospedaliere e che si acceleri sulla proposta di accordo di programma tra Regione e ministero della Salute per utilizzare i fondi di edilizia sanitaria”.

Le assunzioni di medici e infermieri che ha annunciato lo stesso presidente sono poche o possono realmente sopperire alla mancanza di personale nelle strutture sanitarie regionali?
“Non basta sbloccare un migliaio di assunzioni per rispondere in maniera adeguata alle esigenze sanitarie della nostra regione. Grazie ai fondi PNRR, entro il 2026 nel Lazio sono previste 135 Case della comunità e 36 ospedali di comunità, che senza una programmazione seria rischiano di diventare cattedrali nel deserto. Le istituzioni non possono permettersi di tradire il patto sociale con la nostra comunità: le nuove strutture, così come le quasi 300 nuove apparecchiature d’avanguardia, devono essere rese immediatamente operative”.