Accelerano i colloqui indiretti tra Hamas e Israele sull’attuazione del piano Trump e si va verso un accordo su alcuni punti entro un giorno o due. E’ quanto ha affermato una fonte palestinese al Times of Israel. Secondo la fonte, i colloqui sarebbero incentrati sul rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi e anche su un ritiro parziale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.
La questione del disarmo di Hamas e dell’amministrazione di Gaza nel dopoguerra dovranno, stando alla fonte, essere affrontare in altri round di colloqui.
Le liste dei prigionieri scambiate e gli ostacoli sugli ostaggi
Israele e Hamas si sarebbero scambiati “liste di prigionieri da rilasciare”, ha dichiarato all’Afp un leader di Hamas. Taher al-Nunu, che fa parte della delegazione di Hamas a Sharm el-Sheikh ha affermato che i mediatori stanno “facendo grandi sforzi per rimuovere qualsiasi ostacolo all’attuazione del cessate il fuoco e che uno spirito di ottimismo prevale tra tutti”. Lo riporta al-Jazeera.
“C’è vero ottimismo, siamo più vicini che mai a un accordo. Ma l’esperienza richiede cautela”, ha affermato un alto funzionario israeliano. Channel 12 riferisce che i mediatori del Qatar stimano sia possibile raggiungere un’intesa entro venerdì, con l’obiettivo di avviare la liberazione degli ostaggi già la prossima settimana.
Trump pronto a volare in Israele
E Israele si sta preparando alla possibilità che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump arrivi nel Paese nel caso venga firmato un accordo per la liberazione degli ostaggi e la tregua a Gaza. Lo rivela Ynet. Ma in serata la Cnn riferisce che Hamas potrebbe non essere in grado di ritrovare e restituire tutti i corpi degli ostaggi israeliani uccisi.
Mentre Israele ha posto il veto al rilascio di Marwan Barghouti e Ahmad Saadat nello scambio con gli ostaggi. Il veto riguarda anche i miliziani della Nukhba di Hamas che hanno preso parte al massacro del 7 ottobre 2023.
Il vertice su Gaza di Parigi
Intanto oggi a Parigi si riuniscono i ministri degli Esteri dei Paesi europei, arabi e degli Stati Uniti. Obiettivo, spiegano fonti diplomatiche francesi, è sottolineare il sostegno al piano americano, “precisare le modalità di un impegno collettivo”, e rimarcare “la volontà di lavorare insieme per rendere operativi i principali parametri del ‘giorno dopo’” il cessate il fuoco a Gaza.
I temi sul tavolo saranno la Forza internazionale di stabilizzazione (Isf), la governance transitoria della Striscia, gli aiuti umanitari e la ricostruzione, il disarmo di Hamas e il sostegno all’Autorità nazionale palestinese e alle forze di sicurezza palestinesi, riferiscono le stesse fonti.
Oltre alla Francia e all’Arabia Saudita – promotrici lo scorso settembre della “Dichiarazione di New York” sulla soluzione dei due Stati – prenderanno parte alla riunione l’Italia, la Germania, la Spagna, il Regno Unito e l’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, per l’Europa; l’Egitto, il Qatar, gli Emirati e la Giordania per i Paesi arabi; poi ancora, Indonesia, Canada e Turchia che intendono partecipare attivamente alla missione di stabilizzazione a Gaza dopo la guerra.
La stroncatura di Israele: iniziativa dannosa
Un’iniziativa “dannosa e ipocrita”, l’ha invece definita il ministro israeliano Gideon Saar che accusa Emmanuel Macron di voler “distogliere l’attenzione dai suoi problemi interni a spese di Israele” e di “danneggiare i negoziati in corso”.
“I partecipanti possono discutere di ciò che vogliono ma nessun accordo su Gaza potrà essere raggiunto senza il consenso di Israele”, ha aggiunto il ministro condannando “i doppi standard” usati da Macron con Israele e l’Ucraina. Tanto che Israele avrebbe chiesto agli Usa di far saltare il vertice. A Parigi era atteso il segretario di Stato americano Marco Rubio. Ma non ci sarà.