Scappare dall’Unione europea costa un botto. Anche a Berlino

Angela Merkel e Ursula von der Leyen sono miopi, piccole donne. Due donnette. Nella loro grettezza fanno finta che l’epidemia di coronavirus sia un problema solo italiano e forse spagnolo. Rifiutano di emettere eurobond o coronabond per fronteggiare tutti insieme le spese della crisi aperta dall’epidemia. Ursula von der Layen ha detto che gli eurobond “sono solo uno slogan” e che è in preparazione “un piano per aiutare l’Italia”, come se la devastante epidemia non aggredisse tutti ma la sola Italia.

È sfuggita alla von der Layen e alla sua padrona Merkel la dimensione della catastrofe. È sfuggito che la capitale del mondo, New York, ha un morto per coronavirus ogni 17 minuti e che tra pochi giorni avrà più morti che tutto lo Hubei cinese o l’intera Italia. È sfuggito l’allarme di Draghi: “Bisogna immettere subito liquidità nel sistema. I costi dell’esitazione sarebbero irreversibili”. Ovvero, come ha sintetizzato Conte, “questo è un appuntamento con la Storia”. L’Unione europea a trazione tedesca (e ora anche olandese) si prepara invece a proporre all’Italia un contentino: qualche milione di euro da restituire in comode rate.

Sono sempre stato un europeista convinto, ma di fronte a tale sconfortante ipocrisia mi auguro che il nostro governo sia conseguente e rifiuti elemosine. Come ha detto Conte all’ultimo summit, “Grazie, ma facciamo da soli”. Spero che Roma congeli la sua appartenenza all’Unione europea, e poi muoia Sansone con tutti i filistei.
Sì, perché l’Unione europea rischia questa volta di scomparire davvero. Il rischio è palpabile. Può darsi che dall’Ue uscirebbe solo l’Italia; può darsi – ma è meno probabile – che ne esca anche la Spagna. Ma quel che rimarrà dell’Unione, già diminuita dalla Brexit, non sopravviverà a lungo. L’euro crollerà sui mercati e dovrà essere rimpiazzato dalle monete nazionali dei singoli Paesi.

Gli avidi paesi dell’Est europeo (Ungheria, Polonia, Lettonia e tutto il resto del ciarpame) non avranno più una mammella da mungere come fatto finora e scopriranno che il mondo, là fuori, non è latte e miele: è aceto e fiele. Le colpe principali della distruzione dell’Ue saranno della Germania, che pagherà un prezzo molto alto e non conoscerà mai più la ricchezza che ha sperimentato negli ultimi 20 anni. Anche la Francia avrà delle colpe, ma soprattutto una: di aver assecondato la Germania in nome di una (supposta) entente spéciale. Hollande era un buffone. Sarkozy peggio. L’ultimo francese di statura è stato Chirac.

Macron, al netto degli errori di politica interna, è un uomo di visione, e sarebbe ingiusto sminuirlo: ma dubito che abbia il coraggio di compiere un passo così gravido di incognite come uscire dall’Ue e mettersi alla guida di una ben più coesa Europa occidentale – Francia, Italia, Spagna, Portogallo e forse Belgio – che potrebbe fare meraviglie e soppiantare quella che oggi è l’Unione europea.

L’attuale Europa è stata a lungo un incubo. La nuova entità europea sarebbe un sogno, il mio sogno: un’Europa occidentale e latina, che stringe accordi privilegiati coi Paesi mediterranei, Tunisia, Algeria, Marocco, Albania, Croazia, Grecia; che crea una forza militare congiunta di pronto intervento incentrata sulla forza atomica francese; che diventa la potenza principe del Mediterraneo; che interviene nella questione libica, contendendo ai russi e ai turchi il controllo dei pozzi petroliferi tripolini e cirenaici.

Questa Europa occidentale e latina godrebbe di una libertà d’azione straordinaria. Senza i lacci e lacciuoli dell’Ue, stringerebbe accordi commerciali con America, Russia, Cina, ma non solo: anche accordi politici con Paesi come Serbia, da anni esclusa dall’adesione all’Ue; Argentina, dove metà della popolazione è di origine italiana; Etiopia ed Eritrea, che hanno lasciti storici dell’Italia, e poi tutti i paesi del Sahel africano, che hanno antichi legami con la Francia. Questa Europa latina e occidentale annichilirebbe la Germania, oggi un gigante in economia e un nano in politica estera. Berlino cesserebbe anche di essere un gigante in economia, perché la prosperità economica nasce e fiorisce se sostenuta da nerbo e status internazionale, cose che la Germania non ha.

Sarebbe il definitivo declino dell’egoista Europa del Nord e dell’Est, a favore di un’Europa occidentale, latina, ben più nuova, vitale, motivata. Ma come dicevo, dubito che la Francia sia pronta a un passo del genere. In tal caso l’Italia dovrà navigare da sola e stringere immediati accordi economici con gli Stati Uniti di Trump (ben contento di aiutare la disgregazione dell’Ue), prima che con altri; dovrà mettere in sicurezza le sue aziende strategiche; dovrà impedire – anche per legge – che le più importanti aziende italiane vengano acquistate o conquistate da concorrenti europei. Per l’Italia si aprirebbe un mondo nuovo, pieno di pericoli ma anche di possibilità.