Sono cominciati questa mattina gli scavi sotto la Casa del Jazz di Roma, lo spazio culturale di via Cristoforo Colombo sorto su un bene confiscato alla criminalità organizzata. L’indagine, avviata su disposizione della Procura della Capitale, punta a verificare se in quelle gallerie – mai esplorate prima – possano trovarsi i resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla nel 1994.
La notizia, anticipata dal Corriere della Sera, è stata confermata da fonti investigative. Carabinieri e polizia sono al lavoro nelle cavità sotterranee del complesso, un tempo nella disponibilità di Enrico Nicoletti, considerato il “cassiere” della Banda della Magliana. L’intervento è stato deciso dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, dopo un’attenta valutazione degli elementi emersi nelle ultime settimane.
A dare impulso alle ricerche è stata una segnalazione dell’ex magistrato Guglielmo Muntoni, che ha indicato la possibile presenza di un tunnel tombato, chiuso circa trent’anni fa, al di sotto della struttura. Gli investigatori stanno concentrando le indagini proprio in quell’area, utilizzando anche cani molecolari addestrati alla ricerca di resti umani. L’ipotesi è che proprio lì, in uno dei cunicoli interrati dell’edificio, possano trovarsi tracce utili a far luce sulla scomparsa del giudice romano.
Scavi alla Casa del Jazz di Roma: si indaga sul caso del giudice Adinolfi scomparso nel 1994
Il caso Adinolfi rimane infatti uno dei più misteriosi della cronaca giudiziaria italiana. Paolo Adinolfi, 52 anni, sparì il 2 luglio 1994. Quella mattina, un sabato, salutò la moglie prima di uscire di casa in zona Farnesina, promettendo di rientrare per pranzo. Da allora di lui non si seppe più nulla. Magistrato esperto, aveva lavorato per anni alla sezione fallimentare del Tribunale civile di Roma, occupandosi di aziende di rilievo nazionale, e da poche settimane era stato trasferito alla Corte d’Appello della Capitale.
Le indagini ricostruirono che Adinolfi si recò in mattinata alla biblioteca del Tribunale civile, poi a uno sportello bancario interno per un trasferimento di conto corrente. Più tardi spedì un vaglia da 500 mila lire alla moglie dall’ufficio postale del Villaggio Olimpico. Le chiavi di casa e dell’auto vennero ritrovate poco dopo nella cassetta postale dell’abitazione della madre, ai Parioli. Da quel momento le tracce del giudice si persero del tutto.
Negli anni sono state seguite molte piste: dal malore improvviso all’allontanamento volontario, fino al possibile rapimento legato ai casi di cui si era occupato come giudice fallimentare. Tra le ipotesi anche quella di un intreccio con la Banda della Magliana, in particolare con la bancarotta della società Fiscom, in cui comparivano personaggi legati a Nicoletti. Le inchieste, passate poi alla Procura di Perugia per competenza, si sono chiuse senza risultati definitivi.
Ora, trent’anni dopo, l’avvio degli scavi sotto la Casa del Jazz riapre un capitolo mai chiuso con gli inquirenti che sperano che, tra quelle gallerie sigillate dal tempo, possa nascondersi la risposta a un mistero irrisolto da ben 31 anni.