Schiaffi alla Raggi. Attaccarla è un’ossessione. Editoriali, inchieste, disamine nei talk tv, opinionisti e politici tutti insieme appassionatamente contro la sindaca. Ma lei resiste a tutto

La profezia che si autoavvera è uno dei fenomeni più noti e più studiati in psicologia sociale. Il concetto è stato introdotto da Robert K. Merton nel 1948 nel suo libro Teoria e struttura sociale per indicare quei casi in cui una supposizione, per il solo fatto di essere creduta vera, alla fine si realizza. Le tesi del sociologo statunitense, atte a dimostrare l’influenza che le proprie convinzioni esercitano sulla costruzione della realtà, non solo sono attualissime ma trovano una perfetta applicazione anche nei meccanismi che regolano l’informazione, i cui operatori molto spesso partono da opinioni preconcette e attorno ad esse sviluppano degli schemi al fine di manipolare e orientare la realtà. La grande potenza della suggestionabilità umana. Un po’ quello che è successo in un caso che ormai, vista l’entità, sta diventando emblematico: quello di Virginia Raggi.

Attorno al sindaco di Roma, sin della sua proclamazione, si è scatenato non solo il solito circo mediatico ma una vera e propria strategia atta a screditarla. Editoriali, inchieste, disamine nei talk tv, opinionisti e politici tutti insieme appassionatamente nel ribadire un unico concetto: Virginia avrebbe fallito, Virginia è una “ragazzetta” incapace, Virginia non ha l’esperienza, la competenza, la forza per amministrare la Capitale. Una metropoli complessa, oberata da debiti, da annosi problemi, corrotta, sporca… In una parola ingovernabile. Appunto: quasi tutti hanno fallito, ma la colpa è sempre di Virginia. Lo è stata e lo sarà. Ieri, oggi, domani.

Un autobus sulla Cassia sbanda e centra un auto? Colpa della Raggi. I dipendenti di Roma Multiservizi fanno finta di ritirare di notte la spazzatura delle attività commerciali e invece la lasciano lì? Colpa della Raggi. Ma gli esempi sono infiniti ed è persino ridondante, elencarli: basta aprire ogni giorno un qualsiasi giornale per vederli snocciolati o scorrere le agenzie di stampa per imbattersi in quotidiane dichiarazioni di esponenti di tutte le forze politiche che ne chiedono con forza le dimissioni. Chi chiede a Raggi di andarsene dovrebbe avere la decenza di presentare un’alternativa e metterci la faccia, candidandosi in prima persona, non limitarsi a puntare il dito. Ma l’effetto è comunque raggiunto: “se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”, per citare il il sociologo americano della scuola di Chicago William Isaac Thomas. Non vogliamo assolvere Raggi o farne una vittima: nel 2016 è diventata il più giovane sindaco della storia di Roma con un risultato straordinario (770.564 voti, il 67,15%), le aspettative erano molte e tre anni sono passati.

Doveva essere il biglietto da visita del Movimento 5 Stelle, il volto nuovo e pulito che vince e convince. Non è stata all’altezza? Ognuno darà la sua risposta, ma proprio perché il compito era e resta complicato tutto il M5S doveva far quadrato intorno alla sua sindaca. Cosa che non è sempre accaduta. E per il bene della città lo avrebbero dovuto fare anche gli esponenti capitolini degli altri partiti. Raggi invece si è ritrovata da sola e proprio per questo continua ad essere amata da attivisti e simpatizzanti a 5 stelle, basti vedere l’accoglienza e il calore che le è stato tributato lo scorso week end a Napoli, dove si è svolta la convention per celebrare il decennale del Movimento. Una guerriera sola contro tutto e tutti.