Scuola, tornano i prof No Vax. Ma i presidi non sanno che farsene. I 3.800 docenti devono stare alla larga dagli studenti. Il ministero non ha chiarito come impiegarli

3.800 docenti non vaccinati sono rientrati a scuola. Devono stare alla larga dagli studenti. E il ministero non ha chiarito come impiegarli.

Tornano a scuola, non possono insegnare, non si sa ancora cosa far fare loro, ma dovranno lavorare il doppio. Sembra un controsenso eppure è proprio quello che accadrà da oggi con i prof No Vax. L’ennesimo pasticcio nella gestione della pandemia negli istituti scolastici a cui, nonostante fosse ampiamente previsto, il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e il Governo non ha saputo trovare soluzione.

3.800 docenti non vaccinati sono rientrati a scuola. Ma il ministero non ha chiarito come impiegarli

Con la fine dello stato di emergenza e l’inizio di un allentamento delle restrizioni, da oggi possono tornare a lavoro anche i prof No Vax. Dopo aver accettato mille limitazioni e pure la sospensione dello stipendio, decisi fino alla fine a non vaccinarsi, nonostante l’obbligo della vaccinazione per il personale della scuola sia previsto fino al prossimo 15 giugno, da questa mattina quelli che hanno detto ostinatamente no alla campagna vaccinale possono tornare in attività.

Ma senza insegnare e dunque sulla carta più che nella pratica. Per i No Vax vietato infatti ancora il contatto con gli studenti. Cosa faranno dunque e come si guadagneranno lo stipendio? Se ne discute da giorni, ma di soluzioni chiare all’orizzonte non se ne vedono. L’unica direttiva precisa è quella che i prof No Vax, pur non potendo di fatto lavorare, dovranno lavorare il doppio.

Il Ministero dell’istruzione ha infatti stabilito che gli insegnanti non vaccinati dovranno svolgere 36 ore settimanali anziché le 18 previste nelle scuole medie e superiori, le 24 nella primaria e le 25 nella scuola d’infanzia. Il motivo? Perché sono considerati “temporaneamente inidonei all’insegnamento”, fattispecie che comporta una disciplina contrattuale con un orario di lavoro pari a 36 ore settimanali. Una direttiva che si fa fatica a comprendere, una strana forma di punizione, ma quella è e l’Associazione nazionale presidi non ha potuto far altro che raccomandare ai propri iscritti di attenersi alla decisione.

Un problema notevole considerando che i prof No Vax sono ben 3800. Un esercito che, effettuando soltanto il tampone, tornerà nei propri istituti, con mansioni però tutte da capire non potendo entrare in contatto con gli studenti. “Ovunque ci sono ragazzi, nelle scuole”, continuano a ripetere i presidi, senza che da giorni qualcuno spieghi loro cosa fare davanti all’ennesimo caos nella gestione del Covid negli istituti scolastici.

E il Ministero? Oltre alla direttiva sulle 36 ore settimanali, sarebbe ancora al lavoro per la stesura definitiva di un nuovo protocollo per la sicurezza. Quello che insomma servirebbe da oggi ma di cui ancora non c’è traccia. “Farli tornare a scuola senza poter fare lezione mi sembra una trovata bizzarra”, ammette lo stesso sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso parlando dei No Vax.

Senza contare che molti prof non vaccinati vedono quel divieto all’insegnamento come un demansionamento e si profila così una valanga, l’ennesima, di ricorsi. In una circolare ministeriale si sostiene che potranno essere impegnati “nello svolgimento di tutte le altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni, quali, a titolo esemplificativo, le attività anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione”.

Un po’ vago. “Le incoerenze e le contraddizioni sono tante e tali che non ci si può sottrarre alla facile ironia di sottolineare che mai una data fu più appropriata di quella prescelta per questa fase”, sostengono i sindacati.