Europa a pezzi. Se Roma piangeva, Madrid ora non ride. Sfiduciato Rajoy: il nuovo premier è Sanchez. Fatale lo scandalo Gurtel

Se Roma piangeva, Madrid ora non ride. Sfiduciato Rajoy: il nuovo premier è Sanchez

Mariano Rajoy è stato sfiduciato dal Parlamento spagnolo. La mozione di sfiducia è passata con 180 voti a favore, 169 contrari e un astenuto. Il promotore della mozione di sfiducia, il leader socialista Pedro Sanchez, diventa così il settimo presidente del governo spagnolo. E ora Podemos entra in maggioranza.

Il capo del governo spagnolo, il conservatore Rajoy, lascia dunque il potere dopo il voto della mozione di sfiducia deciso dopo la condanna del Partito Popolare nell’ambito del mega-processo per corruzione denominato “Gurtel”.

Si chiude una pagina della storia politica della Spagna: al potere dal dicembre 2011, Rajoy, 63 anni, aveva resistito a diverse crisi importanti, dalla recessione contro la quale ha imposto l’austerità fino al tentativo di secessione della Catalogna l’anno scorso. “Oggi stiamo scrivendo una nuova pagina nella storia della democrazia nel nostro paese”, ha detto Sanchez, 46 anni, ex professore di economia. Sanchez è riuscito ad ottenere una maggioranza eterogenea di voti in Parlamento convincendo, insieme agli 84 deputati socialisti, da Podemos agli indipendenti catalani ai nazionalisti baschi, per un peso totale di 180 voti su 350 deputati.

“È stato un onore lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato”, ha detto al termine dei suoi 7 anni di governo.

Lo scandalo Gurtel – Dopo 10 anni di indagini, il processo sul caso “Operacion Gurtel” si è concluso il 24 maggio con una raffica di pesanti pene: 351 anni di carcere per 29 dei 37 imputati per avere partecipato a una “efficace struttura di corruzione istituzionale”. Al centro del caso c’è l’ex tesoriere del partito Luis Barcenas condannato a 33 anni di carcere. In particolare, secondo i giudici, la rete diretta da Barcenas e da Francisco Correa – la mente dell’organizzazione condannato a 51 anni – è stata attiva dal 1999 al 2001. Sul tavolo c’erano favori e tangenti in cambio di commesse ottenute da amministrazioni pubbliche guidate dal Partito popolare. Da questa rete di affari illeciti, l’ex tesoriere del Pp aveva accumulato decine di milioni di euro in conti in Svizzera. Pur ammettendo la pericolosità per l’unità del partito, in un’intervista radiofonica rilasciata poco prima della sentenza, Rajoy ha liquidato lo scandalo come “vecchi casi isolati di corruzione”.

“La sua permanenza come primo ministro è dannosa, ed è un peso non solo per la Spagna, ma per il suo partito”, ha tuonato Sanchez, nel dibattito al Congresso, dominato dalle accuse incrociate tra i due. Da parte sua Rajoy ha rimandato le accuse al mittente citando casi di corruzione che hanno coinvolto il Psoe negli ultimi anni. “Chi sei? Madre Teresa di Calcutta?”, ha detto all’avversario accusandolo di aver architettato la mozione di sfiducia per mascherare la sua incapacità di arrivare al potere come chiunque altri. E cioè attraverso il voto.

Colpo a sorpresa – Nei giorni scorsi, il premier uscente si era mostrato fiducioso riguardo la fiducia del Partito nazionalista basco (PNV). Forte del fatto che il suo governo aveva destinato al Paese Basco 540 milioni nel budget 2018 da destinare agli investimenti. Ma Sanchez ha rilanciato la posta in gioco con promesse ai baschi e ai catalani: il budget messo sul tavolo da Rajoy sarà confermato e a quello si aggiungeranno altri progetti. Due gli errori che sono risultati fatali al premier sfiduciato: sottovalutare la portata dello scandalo Gurtel e fidarsi ciecamente dei baschi, ancora infastiditi per il modo in cui Madrid aveva affrontato la crisi indipendentista catalana.