Sempre più calciatori sotto tiro. Raddoppiate le intimidazioni a danno degli atleti. Quasi un caso su tre è avvenuto nella massima serie

Raddoppiate le intimidazioni a danno dei calciatori. Quasi un caso su tre è avvenuto nella massima serie

La realtà dei fatti, purtroppo, dice chiaramente che il calcio non è, come invece dovrebbe essere, un momento ricreativo e ludico, ma occasione sempre più spesso di violenze e intimidazioni. E così ecco che i casi di minacce e violenze ai danni di calciatori in Italia sono raddoppiati rispetto alla scorsa stagione. È l’allarme lanciato dall’Associazione italiana calciatori (Aic) nel terzo rapporto “Calciatori sotto tiro”, presentato ieri al Viminale. Nel dettaglio, sono state compiute 117 azioni di intimidazione, minaccia e violenza contro le 52 della stagione 2014/15, con il triste primato del Sud Italia che fa registrare il 52% dei casi. In controtendenza rispetto alla stagione precedente, più della metà dei casi si è verificata nei campionati professionistici, in particolare Serie A (24%) e Lega Pro (19%).

CATTIVI ESEMPI
A prendere la parola, nel corso della conferenza stampa, anche il presidente dell’Aic ed ex calciatore, Damiano Tommasi: “Credo che questo sia anche uno dei motivi per cui alcuni calciatori scelgono altri campionati rispetto al nostro. Il clima da stadio deve essere sinonimo di festa, anche di sconforto in caso di sconfitta, ma non una vicenda di ordine pubblico. Io non mi abituo alla cronaca nera”, ha dichiarato Tommasi. Eppure alcuni di questi casi sfiorano la cronaca nera. Nel rapporto, infatti, emerge come la violenza sia decisamente diffusa: le Regioni coinvolte sono state ben 17 e le Province 41. Per quanto riguarda la tipologia, la violenza sfocia soprattutto in aggressioni fisiche (23% dei casi), documentate anche da video e foto diffuse su internet. Inoltre, nella maggior parte delle situazioni sono stati i tifosi della propria squadra (55% dei casi) la principale fonte di intimidazioni, minacce e violenze per i calciatori. La sconfitta di una partita importante, o di una serie di partite consecutive, è il principale motivo che pone gli atleti nel mirino dei violenti (58%). Purtroppo però, come si legge nel report dell’Aic, sono in aumento anche gli episodi legati al razzismo (21%). “Fa male – ha commentato a riguardo ancora Tommasi – sentire un giocatore giustificare una contestazione o un atto intimidatorio, siamo arrivati anche a dire che ci sta e che l’importante è che non si arrivi allo scontro fisico”.

TANTO RAZZISMO
Tra i tanti casi ricordati nel rapporto spunta il caso di atti xenofobi di cui è stato vittima il giocatore del Napoli, Kalidou Koulibaly, preso di mira dai tifosi della Lazio. Ancora peggio quel che è capitato ad agosto 2015 al difensore del Milan, Alessio Romagnoli. Sui muri di casa dei genitori, dopo essere passato dalla Roma al Milan, sono comparse scritte del tipo: “Romagnoli come Zanardi” o “Romagnoli laziale presto il tuo funerale”. Di violenze fisiche, invece, è rimasto vittima Pasquale Izzo (da poco tornato in libertà dopo essere finito ai domiciliari per l’inchiesta Dirty Socccer), calciatore della Puteolana (serie D), aggredito mentre passeggiava in compagnia del figlio di tre anni. Violentemente picchiato, è stato lasciato a terra sull’asfalto. E no, questo non è calcio.